#Americhe #Venezuela – IN MORTE DI DOUGLAS BRAVO – di Gianni Sartori

Non so – almeno qui da noi – quanti ancora si ricordassero di Douglas Bravo, il rivoluzionario venezuelano scomparso a 88 anni il 31 gennaio (a causa del Covid19). Eppure si trattava di uno dei più noti guerriglieri degli anni sessanta. Così come Camilo Torres, Luis de la Puente Uceda, Lobaton, Fabrizio Ojeda, Turcios Lima, Yon Sosa, Fabio Vazquez, Masetti (personaggio peraltro discutibile), Marulanda, Americo Martin, Inti e Coco Peredo, Marighela…

Conosciuto (perlomeno da quelli della mia generazione, da chi aveva 15-16 anni nel 68) anche per essere stato citato da Che Guevara (vedi a pag. 24 di “Creare due, tre…molti Vietnam è la consegna dei popoli”, un opuscolo pubblicato dalla Lega della Gioventù Comunista (m-l) ancora nel 1967, poco prima della morte del CHE in Bolivia)*.
Si parva licet, anche da Saverio Tutino (come in “Mentre…La vera storia degli ultimi vent’anni”, un articolo del 1974 poi inserito in “Da Kennedy a Moro” edizioni Studio Tesi, vedi a pag. 10).
Douglas Bravo era nato nel 1932 a Cabure nello stato del Falcon e fin da giovanissimo si impegnò nelle lotte della sinistra e con il Partido Comunista de Venezuela (PCV). Nel marzo del 1962 (all’epoca della presidenza di Romulo Betancourt) aveva fondato il Frente Guerrillero José Leonardo Chirinos e fu alla guida del Partido de la Revolucion Venezolana (PRV) fin dalla separazione dal PCV.
Prese parte, inoltre, alla formazione delle Fuerzas Armadas de Liberacion Nacional (FALN) in cui confluirono sia militanti entrati in dissidio con il PCV sia la componente più di sinistra del partito socialdemocratico Accion Democratica (gli appartenenti al Movimento de Izquierda Revolucionaria).
Di fatto il FALN operava come braccio armato del PRV, scontrandosi con l’esercito all’epoca dei governi di destra degli anni sessanta e settanta. Non bisogna dimenticare che i militari dell’epoca – subalterni all’imperialismo statunitense e garanti dell’ingiusto ordine sociale vigente in Venezuela – si resero responsabili di molteplici violazioni dei diritti umani.
Douglas Bravo contribuì alla costituzione di Ruptura, un movimento politico diretto da Argelia Josefina Melet Martucci de Bravo (sua moglie) e da Angel j. Marquez.

In seguito prese le distanze da Fidel Castro, ritenendolo ormai una “pedina di Mosca” e contro l’invasione della Cecoslovacchia. Alla ricerca comunque di una terza via tra l’imperialismo statunitense e le velleità egemoniche dell’Unione sovietica, entrò poi in contrasto anche con Chavez e con Maduro. In particolare rinfacciava a Chavez – di cui in qualche modo era stato il mentore – di aver scelto la “via militare” al socialismo e non, come sosteneva di voler fare in un primo tempo, di aver consegnato alle masse le armi dei depositi militari per una rivoluzione autenticamente popolare.

Tra i documenti scritti di suo pugno, alcuni risultarono lungimiranti e fondamentali non solo per la storia del Venezuela, ma forse per l’intera America Latina: Documento de la Montaña, Carta al Comité Central, Insurrección Combinada, Amplio Teatro de Operaciones, Nueva Etapa Operativa, La Cuestión Continental, El Viraje Táctico, Una Nueva Experiencia, Problemas Militares, La otra crisis, La otra via, Tercer Camino…

Con la sua morte è un altro pezzo della nostra Storia, un altro brandello di speranza che se va.
 
 
 
Gianni Sartori
 

* nota 1: ovviamente si trattava della traduzione dell’appello del CHE (“Crear dos, tres…muchos Vietnam – Mensaje a los pueblos del mundo a través de la Tricontinental” pubblicato nell’aprile del 1967 a Cuba