#Africa #Saharawi – SAHARAWI NEI CAMPI PROFUGHI, TURISTI NEI RESORT… – di Gianni Sartori

Ne avevamo già parlato con un preciso riferimento alla località, turistica suo malgrado, di Dakhla (https://centrostudidialogo.com/2023/01/05/sahara-sfruttamento-turismo-e-colonialismo-a-braccetto-nei-territori-saharawi-di-gianni-sartori/). Ora, dopo un paio d’anni, pare essersene accorta anche “la Repubblica”. O meglio, l’inserto del “Venerdì” (v. l’articolo di V. Giardina “Saharawi resort” del 24 gennaio). Meglio tardi che mai.

La notizia di qualche nuova tratta verso il Sahara occidentale a tariffe competitive (low cost) della compagnia irlandese Ryanair è – ovviamente – una pessima notizia. Sia per ragioni ambientali (gli aerei inquinano, inutile girarci attorno), sia per l’ulteriore conferma che in fondo “il turismo è la prosecuzione del colonialismo con altri mezzi”. Punto.

Significativo che proprio dalla Spagna (gli ex colonizzatori) due nuove linee, da Madrid e Lanzarote, della compagnia di Michael O’Leary consentiranno di raggiungere Dakhla (in passato Villa Cisneros, ora decantata come nuovo “destino turistico”).

Tale operazione è frutto delle buone relazioni tra Ryanair e il governo del Marocco e viene in qualche modo “giustificata” dal sostanziale riconoscimento della Spagna – come anche della Francia – dello stato di occupazione da parte di Rabat dei territori saharawi. Gli ambiziosi progetti di espansione turistica del Marrocco anche nei territori annessi, ha così trovato in Ryannair (con centinaia di voli low cost) un alleato formidabile.

Con l’aggravante che questa operazione cozza brutalmente con il diritto all’autodeterminazione (sempre promesso, ma di fatto sempre negato) di un popolo. Ricordo per gli smemorati che il popolo saharawi, insediato da secoli nei territori conosciuti come Sāqiyat al-ḥamrāʾ (Saguia el Hamra) e Wādī al-dhahab (Rio de Oro), rivendicava il diritto all’autodeterminazione e all’indipendenza già negli anni trenta del secolo scorso. Proprio qui dove ora – tra ostriche e windsurf – sciamano e sguazzano inconsapevoli vacanzieri a prezzi scontati. Se Ryanair (nonostante le richieste di “sospendere le tratte” dell’ex sindaca di Dublino Lynn Boylan) attraverso il CEO Eddie Wilson, proclama di voler “sviluppare ulteriormente le infrastrutture, le connettività, e il turismo del Marocco “, la ministra del turismo Fatim-Zahra Ammor rincara la dose sostenendo che “il lancio di queste due nuove rotte di Ryanair a Dakhla segna un passaggio cruciale nella nostra strategia di sviluppo turistico per questa eccezionale destinazione. Un forte segnale del nostro impegno di migliorarne i collegamenti per proiettarla nella scena turistica mondiale”.

E invece assai probabile che la popolazione saharawi e il Fronte Polisario la pensino diversamente.

E – se fosse ancora tra noi – anche Antoine de Saint Exupèry. Sì, l’aviatore-scrittore, quello che in Spagna stava con la Repubblica contro i fascisti (e dove forse incontrò Buenaventura Durruti) caduto tra la Corsica e la Francia in missione contro i nazisti).

Ma in precedenza aveva fatto tappa con il suo aereo proprio a Dakhla traendone ispirazione per la sua opera letteraria.

Gianni Sartori

#Popoli #Repressione – ARRESTI IN TURCHIA, ESECUZIONI IN SIRIA, ATTACCHI CON DRONI SUI CIVILI IN IRAQ… – di Gianni Sartori

Anche se restano l’obiettivo primario di Ankara e di jihadisti, la repressione non colpisce solo i curdi e il Rojava.

La sacrosanta preoccupazione per quanto avviene in Rojava, nel nord-est della Siria (v. la diga di Tishrin sottoposta ai continui bombardamenti turchi che causano soprattutto vittime civili) non ci impedisce di assistere con sgomento a come la repressione colpisca con violenza sia nel resto del Kurdistan (Bakur, Bashur, Rojhelat), in Turchia e – com’era prevedibile – nella Siria del post-Assad.

Scatenandosi non solo sui curdi, ma anche contro altri dissidenti e contro le minoranze.

Il 21 gennaio in Turchia sono state arrestate 34 persone (esponenti politici, giornalisti, musicisti, semplici militanti…) accusati di far parte di un’organizzazione terrorista. L’operazione deriva da un’inchiesta di polizia inizialmente concentrata sul Partito comunista marxista-leninista (MLKP), ma che poi si è estesa ad altre organizzazioni. Infatti tra gli arrestati troviamo il copresidente del Partito socialista degli oppressi (ESP) Deniz Aktaş, il copresidente della Federazione giovanile socialista (SGDF) Berfin Polat, la corrispondente dell’agenzia di stampa Etkin (ETHA) Züleyha Müldür e militanti del Consiglio delle donne socialiste (SKM). Perquisizioni e arresti si sono svolti simultaneamente in 13 località di Istanbul e in una dozzina di Ankara. Altre irruzioni nella sede della Fondazione per la ricerca scientifica, educativa, culturale, estetica e artistica (BEKSAV) di Istanbul, nello studio utilizzato da Grup Vardiya (collettivo di musicisti di sinistra “colpevoli” forse di aver eseguito anche canzoni sul genocidio armeno) con sequestri di materiale audiovisivo. Arresti di dissidenti che vanno ad aggiungersi alle migliaia avvenuti negli ultimi anni.

Paradossale, per esempio, quanto è accaduto all’avvocato Fırat Epözdemir, ugualmente incarcerato per “appartenenza a un’organizzazione terrorista”. In pratica, per presunte “attività filo-curde”.

Era stato arrestato all’aeroporto di Istanbul al ritorno dalla riunione degli avvocati del Consiglio d’Europa tenutasi a Strasburgo il 23 gennaio.

Due giorni dopo, il 25 gennaio è comparso davanti al tribunale penale di Istanbul, dopo essere stato interrogato dal pubblico ministero. Il giudice ne ha convalidato l’arresto con motivazioni quali l’appartenenza al Congresso democratico del popolo (HDK), la partecipazione a un gruppo WhatsApp e la presenza di fotografie con simboli riconducibili al PKK.

INTANTO IN SIRIA….

Nella mattinata di lunedì 27 gennaio uomini armati, presumibilmente legati all’organizzazione Hayat Tahrir al-Sham (HTS), hanno assalito il villaggio alauita di El Enzê (a nord di Hama). Uccidendo cinque civili (tra cui un anziano e un dodicenne) e ferendone molti altri.

Soltanto il giorno prima l’Osservatorio siriano dei diritti dell’uomo (OSDH) denunciava l’incremento dei crimini commessi dai gruppi islamisti. In particolare i sequestri di persona e le esecuzioni sommarie con cui sono state uccise almeno 35 persone (beninteso: quelle accertate) in soli tre giorni (tra venerdì e domenica).

Sempre stando ai comunicati di OSDH, le violenze contro la popolazione civile (in particolare contro le minoranze etniche e religiose; oltre ai curdi, alauiti, cristiani, drusi…) sono in forte aumento in varie località: Homs, Hama, Latakia e nelle campagne di Damasco. Approfittando di operazioni militari in corso, gruppi di armati arrestano e sequestrano arbitrariamente i civili. Arrivando anche a mutilare i cadaveri di alcune delle persone assassinate. Tutto questo mentre la comunità internazionale sembra voler concedere ancora tempo e credito agli islamisti “moderati” (moderati?) di Hayat Tahrir al-Sham.

Intanto i droni turchi (mentre fanno strage di civili a Tishrin) colpiscono anche in Bashur (nel nord dell’Iraq). Come denunciava una giornalista di KANAL8, nel pomeriggio del 27 gennaio veniva colpita un’auto nel villaggio di Gircan (Ranya) uccidendo almeno quattro persone e ferendone altre.

Gianni Sartori