#Americhe #Perù – PERU’ INQUIETO TRA MANIFESTAZIONI POPOLARI E ULTIMI FUOCHI DI GUERRIGLIA – di Gianni Sartori

Mentre a Iquitos la popolazione scende in strada, nella regione del Vizcatán proseguono le operazioni antiguerriglia.

In questi giorni le inquietudini sociali peruviane si sono manifestate a Iquitos con le proteste furibonde, tesissime e foriere di scontri tra cittadinanza polizia. A causa dell’uso massiccio (da più parti giudicato “eccessivo”) di lacrimogeni,veniva evacuata una scuola e molte attività commerciali della regione hanno risentito dei disordini rimanendone fortemente penalizzate.

A innescare la tensione gli improvvisi e imprevisti tagli dell’elettricità. A farne le spese oltre alla popolazione, numerose industrie (in particolare quelle dell’edilizia).

L’Electro Oriente, l’impresa inizialmente ritenuta responsabile di questa emergenza, da parte sua ha smentito tale versione. Accusando in compenso un’altra azienda, la Genrent del Perú S.A.C. responsabile della gestione dell’elettricità.

Nel frattempo proseguivano le ampie operazioni anti-guerriglia, avviate congiuntamente dall’esercito, dall’aviazione e dalle forze speciali, nelle vallate dei fiumi Apurímac, Ene e Mantaro (regione del Vizcatán). Un sottufficiale, Tiburcio Espinoza, rimaneva ucciso (e almeno due soldati feriti) nel corso di un assalto a un campo della guerriglia maoista. Altri due accampamenti venivano attaccati dai soldati, ma risultavano già abbandonati. Recuperate comunque gran quantità di armi e di esplosivi.

L’operazione era iniziata alle tre del mattino di lunedì 15 aprile con lanci di missili (con elicotteri che si erano alzati in volo dall’aeroporto di Hatum Rum) da parte delle Forze Armate del Perù contro le presunte basi della guerriglia del MPCP (Militarizzato Partito Comunista del Perù) nel VRAEM (sigla con cui si indica la Valle dei fiumi Apurímac, Ene e Mantaro, nelle provincie di Huanta, Satipo e La Convención). L’obiettivo principale era il gruppo del Camarada José (al secolo Victor Quispe Paolino), ritenuto il principale “erede” di Sendero Luminoso e forse rimasto ferito nel corso dei bombardamenti.

I combattimenti successivi tra militari e guerriglieri maoisti sono stati descritti dalle fonti ufficiali come la “rappresaglia di senderisti e narcotrafficanti (presenti nell’area NDA)”. 

Per José Luis Gavidia, esponente politico di spicco ed ex ministro della Difesa “siamo arrivati praticamente nella tana di José, nel suo stesso accampamento e le operazioni proseguono in maniera continua e sostenuta”.

Ma per alcuni osservatori in realtà l’esercito starebbe “disparando bombas invisibles a la nada, porque las bombas invisibles tú puedes dispararlas a donde quieras, pero cuando no tienes Inteligencia, fracasa”. Infatti pare che alcuni degli obiettivi in realtà si trovassero a oltre due chilometri di distanza da dove erano stati segnalati e quindi dal punto dove venivano sganciati i missili.

Gianni Sartori

#Armenia #Kurdistan – 3 AGOSTO: COMMEMORAZIONE DEL GENOCIDIO SUBITO DAGLI EZIDI – di Gianni Sartori

Con un decreto la Repubblica di Armenia ha stabilito che il 3 agosto diverrà la giornata ufficiale di commemorazione del genocidio subito dagli ezidi. E chi altro se non gli Armeni poteva farlo per la prima volta nel mondo?

Risale al 3 agosto 2014 l’attacco dello Stato islamico contro la regione di Shengal in Bakur (Kurdistan del Sud, nel nord dell’Iraq). L’intenzione delle milizie jihadiste era semplicemente quella di annientare gli Ezidi, una delle più antiche comunità religiose della regione. Almeno diecimila persone vennero massacrate, oltre 400mila costrette alla fuga. Inoltre più di settemila donne e bambini furono sequestrati. Circa 2500 di questi risultano ancora dispersi.

In marzo, rinnovando la condanna per tale iniquo massacro, il Parlamento della Repubblica di Armenia ha dichiarato il 3 agosto giornata ufficiale per la commemorazione delle vittime del genocidio perpetrato contro la comunità ezida di Shengal.

Una presa di posizione senza precedenti (si parla di una “decisione storica”) avviata dalla proposta di legge del deputato Rustam Bakoyan (esponente della comunità ezida in Armenia).

Come aveva sottolineato al momento della presentazione del progetto di legge al Parlamento: “il genocidio è un crimine contro l’umanità, il più grande dei crimini”.

In riferimento alle profonde analogie tra il genocidio degli Armeni del 1915 e quello subito dagli ezidi dieci anni fa, Rustam Bakoyan aveva poi aggiunto che “le vicende di Ezidi e Armeni sono molto simili. In diverse fasi della Storia, ci siamo spesso ritrovati nelle medesime situazioni”.

Il genocidio della comunità ezida di Shengal era già stato riconosciuto come tale e condannato dall’Assemblea nazionale armena nel 2018 in quanto “la prevenzione dei genocidi e dei crimini contro l’umanità è una delle priorità della politica estera dell’Armenia” (come ha dichiarato Paruyr Hovhannisyan, vice-ministro armeno degli Affari esteri.

Agli ezidi in questi giorni ha reso omaggio anche il KNK (Congresso nazionale del Kurdistan) in occasione della festa di Çarşema Sor (Mercoledì Rosso, creazione della Terra) con cui inizia il nuovo anno per la fede ezida.

In un comunicato il KNK ha esortato i popoli della regione a unirsi contro gli attacchi e l’occupazione militare di provenienza turca.

Ricordando in particolare “le minacce contro le persone di confessione ezida che proseguono sia a Shengal che Afrin e Serêkaniyê”.

Il KNK poi rassicura di essere “a fianco delle popolazioni di Shengal e delle forze di Êzîdxan (terra ezida nda)” e di voler continuare a portare loro sostegno.

Se l’attuale aggressione di Ankara contro Shengal non costituisce altro che “la continuazione dell’attacco dello Stato islamico del 2014″, i recenti accordi tra Hewlêr (Erbil nda) e Bagdad, posti sotto controllo turco “non tengono in alcun conto la volontà della popolazione di Shengal”.

Shengal (suo malgrado un obiettivo ormai da secoli proprio per la sua particolare identità) ha subito “profonde ferite per gli attacchi dello stato islamico” per cui “la situazione e i problemi di Shengal devono essere particolarmente valutati e risolti. In base alla volontà stessa della popolazione”.

A conclusione, nel comunicato del KNK si ribadisce che per “proteggere la comunità ezida, tutte le nostre forze e il nostro popolo devono esserne ben coscienti e abbracciare la popolazione ezida”.

Questo del resto è “il senso profondo della festa “Çarşema Serê Nîsanê“, sia per i curdi che per gli ezidi e per tutti i popoli della regione”.

Gianni Sartori