#Asia #Filippine – Confermate le uccisioni di Benito e Wilma Tiamzon – di Gianni Sartori

fonte immagine @The STAR / Boy Santos

Nelle Filippine continua una tragica  “guerra a bassa intensità” costata ormai oltre 43mila vittime. Tra le ultime, una coppia di dirigenti comunisti

Quello che si svolge nelle Filippine è sicuramente ascrivibile ai “conflitti a bassa intensità”, soprattutto perché se ne parla poco.

Tra le ultime notizie, quella della morte di un sotto-ufficiale del secondo battaglione di fanteria durante uno scontro con guerriglieri comunisti (presumibilmente del Nuovo esercito popolare) nella provincia di Masbate City (isola di Masbate).

In precedenza tra i soldati e i guerriglieri si era registrato un nutrito scambio di colpi a Barangay Villahermosa.

Inoltre il 21 febbraio, tre membri del Nuovo Esercito Popolare avevano ucciso due soldati del 31° battaglione di fanteria a Barangay Cotmon (regione di Albay)

In un comunicato di NPA si leggeva che tale operazione si iscriveva nel quadro di una “campagna punitiva” contro le unità delle AFP (l’esercito governativo) e altri agenti statali “coinvolti in flagranti violazioni dei diritti umani”.

In particolare, il 31° e IBPA a cui appartenevano i due militari sarebbero stati “responsabili di numerosi crimini fascisti contro le popolazioni di Albay, Sorsogon e Masbate”.

Parlando dello scontro tra ribelli comunisti (maoisti e non) e forze governative in atto da oltre un cinquantennio, le fonti ufficiali riportano la cifra di oltre 43mila morti tra il il 1969 e il 2008. Anche se  in genere si evita di specificare quante siano le vittime del regime e in particolare della “guerra sporca” (esecuzioni sommarie, persone morte sotto tortura…).

Tra gli ultimi caduti accertati, due figure di primo piano: Benito e Wilma Tiamzon. Rispettivamente presidente e segretaria generale del Partito comunista delle Filippine (Pcf). Considerati inoltre tra i principali leader del Nuovo esercito del popolo (Npa). La notizia è di qualche giorno fa anche se gli eventi dovrebbero risalire  all’anno scorso (agosto 2022)

Ufficialmente (stando a quanto dichiarato dai militari) i due sono caduti in combattimento, mentre per i loro compagni sarebbero stati torturati e assassinati.

Nelle dichiarazioni del Comitato centrale del partito si denuncia che erano stati catturati dai soldati della 63esima brigata di fanteria insieme ad altri militanti. Lo scontro era avvenuto nei pressi del villaggio di Basey nel corso di un’operazione antiguerriglia sull’isola di Samar. Per essere poi picchiati, torturati e assassinati. I loro corpi venivano quindi imbarcati su un battello che era stato fatto esplodere per cancellare le tracce dei maltrattamenti, le ferite.

Nell’agosto 2016 i due militanti comunisti (appena usciti dal carcere) avevano preso parte ai colloqui di Oslo per una soluzione politica del conflitto. Le trattative che tanto avevano fatto sperare (e che godevano del sostegno esterno, ma esplicito, delle gerarchie cattoliche dell’arcipelago) si svolsero tra rappresentanti del governo filippino e del Fronte Nazionale Democratico. All’epoca NDF aggruppava varie organizzazioni politiche comuniste .

Oltre a stabilire un sostanziale cessate-il-fuoco, le conversazioni avrebbero dovuto portare a sostanziali riforme economiche e alla liberazione di centinaia di prigionieri politici.

Ma poi la parola era tornata alle armi.

Certamente la morte di questi due militanti storici rappresenta una grave perdita per il Pcf. Perdita che va ad aggiungersi alla recente morte in esilio (dicembre 2022) di Jose Maria Sison, leader storico del partito. Alla sua memoria era stata dedicata l’operazione condotta da NPA contro l’esercito il 21 febbraio 2023 a Barangay Cotmon.

Gianni Sartori

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