In occasione dell’11 novembre, giorno in cui in Francia vengono ricordati i caduti della Prima Guerra mondiale, pubblichiamo un contributo dello storico alsaziano Bernard Wittman.

In Alsazia, la manipolazione della Storia fa parte di una certa “normalità”. Da noi, più che altrove, è una questione politica importante. La manipolazione del nostro passato è talvolta persino attiva ai più alti livelli dello Stato. Questo è grave! Ricordiamo infatti che nel 2009, nel suo discorso dell’11 novembre davanti all’Arco di Trionfo, il presidente Sarkozy, per evocare il caso dei Feldgraue Alsaziano-Lorenesi della Prima Guerra mondiale, usò il termine “Malgré-nous”, una revisione della Storia che rasenta il negazionismo! Ma i media alsazioni non trovarono nulla di sbagliato in questa strumentalizzazione della Storia.
Infatti, se il termine “Malgré-nous” è totalmente corretto e legittimo se viene applicato ai nostri soldati dell’ultima guerra arruolati con la forza nella Wehrmacht, non lo è assolutamente per i 380.000 soldati Alsaziano-Lorenesi, tra cui 250.000 alsaziani, dell’Esercito Imperiale del 1914-1918, che svolsero lealmente i loro obblighi militari nell’esercito del Paese di cui erano cittadini. Infatti, nel 1871, ai sensi dell’articolo I del Trattato di pace di Francoforte, la Francia cedette l’Alsazia-Lorena “all’Impero tedesco, che possederà questi territori in perpetuo, con totale sovranità e proprietà”! Questa situazione è stata poi riconosciuta e avallata dalla comunità internazionale. Inoltre, nel 1914, dopo quasi mezzo secolo di appartenenza all’Impero, un periodo prospero per il Paese, vale la pena sottolinearlo, l’integrazione degli Alsaziani-Lorenesi era in procinto di realizzazione. Pochissimi di loro pensavano ancora a un ritorno alla Francia che era generalmente solo un ricordo in Alsazia: nelle elezioni del maggio 1911 per il Landtag, la coalizione di tutti i partiti francofili ottenne solo il 3,2% dei voti, cioè meno di 10.000 voti!!! Era quello il peso del “partito francese” in Alsazia!
Inoltre, gli Alsaziani non volevano quella guerra. Erano solidali con l’Impero, ma senza provare animosità contro la Francia: “i 250.000 (alsaziani) arruolati nell’esercito tedesco accettarono la loro condizione per lealtà e per senso del dovere verso la bandiera”, scrisse, giustamente, Bernard Vogler. Come prova, all’ordine di mobilitazione, tutti andarono nelle loro caserme. Solo poche migliaia (la propaganda francese avanzerà la cifra di 17.650) si offrirono come volontari in Francia; si trattava per la maggior parte di “arruolati” dubbiosi, reclutati tra gli prigionieri Alsaziani (che l’esercito francese aveva sequestrato nel 1914 durante i suoi primi sfondamenti) e nei 153 campi ripartiti in tutta la Francia, dove furono internati i civili alsaziani e stranieri indesiderabili (Hansi e Wetterlé erano tra i “sergenti reclutatori”). E durante la guerra, i Feldgraue Alsaziano-Lorenesi combatterono allo stesso modo degli altri soldati tedeschi; nelle loro file vennero contati, proporzionalmente, tanti morti (50.000), feriti o mutilati (150.000) e prigionieri, come nel resto dell’Esercito imperiale. Per quanto riguarda coloro che erano impegnati sul fronte occidentale, ed erano poche decine di migliaia contrariamente a quanto affermerà la propaganda francese, solo poche centinaia disertarono passando dalla parte francese.
Nel 1918, le autorità francesi, consapevoli della germanofilia che regnava tra i nostri Feldgraue e temendo incidenti, proibirono loro di tornare in Alsazia. Così decisero di parcheggiarli dall’altra parte del confine fino al totale completamento delle cerimonie della “Liberazione”, orchestrate nelle varie città alsaziane sotto la vigilanza dei gendarmi e dell’esercito francesi. In Alsazia, la “Rivoluzione di novembre”, le cui radici affondano nel movimento rivoluzionario tedesco, diedero vita ai Consigli degli operai e dei soldati (Soldaten und Arbeiterräte) che mostrarono il loro chiaro orientamento germanofilo (in particolare vietando le bandiere tricolori e chiedendo un Plebiscito). E anche dopo il 1919, molti ex Feldgraue mantennero la nostalgia per il Reichsland e la espressero: non appena furono rilasciati, furono costretti a seguire corsi di “rieducazione patriottica” nella Francia interna, ufficialmente per far sì che imparassero il francese. Al momento della loro smobilitazione, non volendo tornare in un’Alsazia francese, 1500 di loro scelsero l’esilio volontario in Germania.
Dopo il 1920, molti poi ingrossarono le fila dei nascenti movimenti comunisti (che chiedevano la separazione dalla Francia) e autonomisti. Quindi, e senza esprimere un giudizio di valore sul loro atteggiamento, comprendiamo che applicare loro il termine “Malgré-Nous” è una grossolana manipolazione della Storia, una deviazione di significato, un palese mascheramento della verità storica.
Ovviamente, i nostri Feldgraue, che non erano altro che i nostri nonni, ponevano un problema alla Francia perché la loro Storia non era conforme al grande “romanzo nazionale” patriottico che si voleva costruire. Venne usato quindi un altro trucco per aggirare questa verità, dicendo che dietro la loro divisa Feldgrau “batteva un cuore francese”!! (avevano radiografato i loro cuori per poterlo affermare ??). E per rafforzare questo enorme abbaglio, dal 1920, i patrioti francesi della regione di Metz e il clan di attivisti francofili guidati da Hansi, da padre Wetterlé (“Souvenir francais”, associazioni di ex Combattenti francesi, ecc.), usarono per un breve periodo il termine “Malgré-nous”; ma fu un uso abbastanza marginale e che fece sorridere molti. Di conseguenza, fu poco utilizzato in seguito, anche nei circoli più francofili.
Più recentemente, per presentare il Memoriale di Schirmeck, i nostri storici “ufficiali” utilizzarono di nuovo questo termine per mettere i nostri Feldgraue in conformità con la mitologia dell’Alsazia francese, quello che si voleva raccontare per inserirsi meglio nella narrativa patriottica della Francia (presentata come un’eterna continuità di unità). Questa storia ovviamente si allontana da qualsiasi approccio “reale” e fa parte di un approccio puramente politico al servizio dell’Unità nazionale (l’attaccamento incrollabile dell’Alsazia alla Francia) per mostrare la grandezza e la permanenza della nazione! Ma in assenza di rispetto per la Storia, rispettino almeno i nostri morti!!
Bernard Wittmann