
Più che un articolo, un commento. Scritto di getto e solo apparentemente in contrasto con l’articolo sul disertore russo.
Tra l’altro, dalle ultime informazioni, il suo non sarebbe stato un gesto puramente simbolico come pensavo. Pare abbia veramente dato fuoco agli incartamenti e ai locali dell’ufficio di arruolamento.
Invece ora scrivo per onorare il partigiano veneto Edy Ongaro, (nome di battaglia Bozambo, in memoria di un altro partigiano).
A mio avviso, anche se per un osservatore superficiale potrebbero apparire schierati su campi contrapposti, sia il giovane e spericolato disertore, sia il compagno veneto caduto nel Donbass, hanno lottato – qui e ora, nelle circostanze a loro consentite per quanto possibile – per la Giustizia e la Libertà.
Per l’Umanità, in sostanza.
Se c’è contraddizione, è nella Storia, nei giochi di potere. Non nel loro animo generoso e disinteressato.
Altro non posso dire che non sia stato detto dai suoi compagni (vedi comunicato del Collettivo Stella Rossa – Nordest).
Aggiungo solo che conosco Giussago di Portogruaro, il suo paese d’origine. Qui alcuni parenti, ormai molto anziani o “andati” , militanti del PCI “all’antica”, mi raccontarono, oltre a molti episodi della Resistenza, delle lotte dei braccianti e degli “obbligati” contro i proprietari terrieri (e anche contro qualche mezzadro particolarmente benestante). Stalle svuotate nel cuore della notte (con le mucche a zonzo per i campi per giorni e giorni), sbarre di ferro infilate tra le spighe del frumento quando le prime trebbiatrici condannarono alla disoccupazione centinaia di contadini poveri che prima lavoravano a giornata (con la “sesola”, il falcetto, quello storicamente “maritato” col martello) e altre azioni “luddiste” similari.
Evidentemente il compagno caduto per l’autodeterminazione dei popoli del Donbass (cosa diversa da una “guerra di Stato” come quella innescata da Putin) non ha tradito le sue origini.
RIP
Gianni Sartori