#Corsica #Analisi – FORZA GHJUVENTÙ – di Petru Poggioli

fonte immagine France24 © Pascal Pochard-Casabianca, AFP

Ero presente a Bastia, per militanza, per dovere, per convinzione, per orgoglio.

Osservavo con apprensione, con paura, con preoccupazione lo svolgersi degli eventi. Ho pensato molto a tutti quei genitori che sicuramente erano pieni di preoccupazione per i loro figli. E mi sono detto: anche noi abbiamo fatto morire i nostri genitori di paura e preoccupazione.

Ho incrociato le dita, ho anche pregato che queste ragazze e ragazzi, che a centinaia esprimevano la loro rabbia, non subissero danni fisici o problemi giudiziari. Ho percepito la loro durezza, il loro odio per queste forze della repressione, molte delle quali vengono da noi da troppo tempo per “spezzare i giovani e i Corsi”, spinte dai veri responsabili, che sono i mandanti.

E poi mi sono detto, questa è solo la continuazione di tanti anni di scontri, sacrifici e sofferenze, drammi e repressione. Avevamo conosciuto la vittoria del 2015, poi è arrivata la disillusione e a poco a poco, con la pandemia, la società corsa si è chiusa un po’ di più su sé stessa, con le sue speranze deluse e i suoi profittatori del sistema che si accomodavano, mentre gli anziani vedevano andarsene la nostra terra di Corsica, tutto veniva venduto, e vedevano i loro figli girare in tondo e subire le misure coercitive imposte con la pandemia.

E guardare con durezza coloro che dimenticano gli anni di lotte, che si lasciano, a poco a poco, consapevolmente o meno, bloccare e neutralizzare negli ori della Repubblica, impotenti, ma dando troppo l’impressione che ci siano degli sviluppi favorevoli per la Corsica, mentre di questi sviluppi ne beneficiano solo pochi; e molti anziani che avevano lottato non trovano sbocchi per i loro figli,  con i posti di lavoro ancora riservati come ieri ai privilegiati, ai figli delle famiglie benestanti e alle nuove famiglie vicine ai nuovi eletti e alle nuove istituzioni.

Mentre per la Corsica e per la maggior parte della sua popolazione, i salari non si muovevano, i pensionati vedevano il loro potere d’acquisto sempre ridotto, i giovani non trovavano più lavoro, ed erano mal pagati, le abitazioni erano riservate ad altre persone benestanti provenienti da altrove, con il costo della vita che aumentava, le costruzioni e gli edifici che ovunque aumentavano, ma erano riservati ad altri e non ai corsi, ai turisti o a chi è attratto dai nostri paesaggi e dal nostro “ambiente di vita così piacevole”, la nostra isola così sicura, così bella!

Ma i Corsi, il popolo e, comunque, la maggior parte di loro, non ce la facevano più. Ed i loro figli, nonostante i naturali conflitti generazionali, percepivano la loro disillusione e l’impressione assolutamente insopportabile che le loro lotte, i loro sacrifici, il loro impegno fossero dimenticati o anche strumentalizzati da “quelli della 25° ora”; molti dei quali, loro e i loro genitori, erano anche a volte in prima fila a demonizzarli, a combatterli, ad esigere la repressione contro di loro.

Ecco, con la fine della pandemia e con la necessità di aria pulita e di vita, mancava loro solo il detonatore. E lo Stato, con la sua irresponsabilità, con il suo vergognoso rifiuto di rilasciare i detenuti dell’affare Erignac, andando contro le sue stesse leggi, sotto la copertura di una presunta Ragion di Stato, ma in realtà obbedendo a un’inaccettabile vendetta di Stato compiuta dall’”apparato” e dai parenti del prefetto Erignac, ha creato le condizioni per l’esplosione e ha permesso tutto questo.

Così i giovani, ragazze e ragazzi, prendendo la fiaccola in mano, sono scesi in piazza e per 12 giorni l’hanno occupata, esprimendosi al di là di ciò che le organizzazioni nazionaliste dicevano o potevano dire (gli altri non dicono nulla, il che riflette ancora di più la loro assenza da tutto), e hanno imposto la loro cadenza ed il loro ritmo, non volendo rinunciare a nulla, non accettando più il destino che conoscono e che era riservato a loro in quest’isola paradisiaca.

Mentre le organizzazioni politiche di ogni colore ne prendono coscienza, siano esse nazionaliste (ma cosa significa veramente questo termine nella nostra società di oggi?) o no, i giovani vogliono affermare la loro sete di qualcos’altro, i loro sogni, le loro speranze, le loro convinzioni, avere un diritto di parola.

E dico ai media: muovetevi un poco, scendete dal vostro tran-tran e dalle vostre analisi così ripetitive, così poco originali rispetto a quanto sta accadendo nel nostro paese, smettete di far parlare le stesse persone, deputati, eletti, istituzioni … andate incontro a loro, organizzare dibattiti anche tra loro e i politici/politicanti, ascoltateli e lasciate che si esprimano.

Delle elezioni, dei litigi politici anche tra nazionalisti, non importa nulla ai giovani. La lotta istituzionale non è la loro priorità. Vogliono che le cose cambino, che si evolvano in Corsica, che la nostra società si evolva, si rigeneri e che miri a portare più gioia di vivere e un futuro per loro; e vogliono che le condizioni e i mezzi per arrivare a tutto questo siano dati a tutti.

Quanto a coloro che approfittano della situazione e dei cosiddetti sviluppi economici positivi, a maggior ragione dal 2015, interrogatevi per bene, in modo che non ci vengano imposte altre fratture mortali a causa del vostro comportamento e della vostra costante ricerca del profitto a tutti i costi, senza timore dei danni che provocate alla nostra società e ai nostri giovani.

Rimettete in discussione la vostra sete di profitti, di denaro, mischiatevi con questi giovani e le loro famiglie; rifiutate questa quantità di denaro che sta facendo morire la nostra Corsica oggi, rifiutate gli imbroglioni, rifiutate la deriva mafiosa e dimostrate che volete il meglio per questa gioventù e, in questo modo, avrete il sostegno dei loro genitori, che saranno poi in grado di comunicare meglio con i loro figli.

Per quanto riguarda lo Stato, ed i suoi rappresentanti, fate presto, ascoltate e prendete decisioni politiche, rapidamente, a cominciare dal rilascio degli attivisti imprigionati, dal rimpatrio delle vostre forze repressive e dall’inizio di discussioni a tutto campo per cercare di trovare una soluzione politica dall’alto alle catene che continueranno ad esistere se non fornirete soluzioni alle aspettative.

E infine, a quelli che condannano o criticano questi giovani, dico loro che siete accanto al baratro: ciò che sta accadendo oggi in Corsica supera tutto e l’esplosione della gioventù corsa impone e imporrà le sue conseguenze per gli anni a venire.

Forza Ghjuventù, u nostru avvenna sei tù, pà un populu arrittu… fate attenzione a voi, state attenti…  

Petru Poggioli

14 marzo 2021

#Corsica – ANCORA PROTESTE IN CORSICA PER IL TENTATO OMICIDIO DI YVAN COLONNA – di Gianni Sartori

fonte immagine FranceBleu © Maxppp – JONATHAN MARI

Anche nell’ultimo fine settimana non sembrava dar segni di esaurimento l’ondata di proteste che sta incendiando (non solo metaforicamente) le principali località dell’Isola di Granito. Un’ampia risposta popolare al tentato omicidio del prigioniero corso Yvan Colonna, al momento ancora in coma, da parte di un altro detenuto, un jihadista. Costui avrebbe agito, stando almeno alle sue farneticazioni, per “punire un blasfemo” in quanto Yvan avrebbe commentato negativamente la figura del profeta Maometto.

Tornando alle proteste, nella mattinata di venerdì 11 marzo una sessantina di indipendentisti tentava di forzare l’entrata della “gendarmerie”di Porto Vecchio. Sempre venerdì una manifestazione di studenti aveva occupato le strade di Bastia. Dopo aver protestato vigorosamente davanti alla “préfecture”, dal corteo si staccava un gruppo che si scontrava con la polizia. Tra i due schieramenti avveniva un fitto scambio di lacrimogeni, pietre e molotov.

I tre manifestanti arrestati in questa circostanza sarebbero già stati rimessi in libertà, presumibilmente per non surriscaldare ulteriormente gli animi.

Del resto, manifestazioni e scontri si erano già registrati quotidianamente nel corso di tutta la settimana.

Il giorno 9 marzo erano scesi in strada quasi in contemporanea i cittadini di Bastia, Ajaccio, Calvi…

A Bastia si erano radunati nel pomeriggio davanti alla prefettura (come era già avvenuto il giorno prima, l’8 marzo) per poi scontrarsi con la polizia, incendiando auto e cassonetti. Così a Calvi, in serata, dove venivano infranti numerose vetrine e lanciate bottiglie molotov contro la facciata della prefettura. Davanti ai cancelli veniva anche acceso un falò. Contemporaneamente in quel di Ajaccio una manifestazione si concludeva con un tentativo di assalto al carcere. Più tardi, nella notte tra il 9 e il 10 marzo, veniva assaltato anche il tribunale e davanti all’entrata veniva acceso un grande falò. Addirittura veniva quasi demolita la facciata di una banca con uno scavatore (la scena è stata documentata e ampiamente diffusa in rete).

Alla fine degli scontri si contavano decine di feriti.

Già nel pomeriggio del 7 marzo la manifestazione di Corte, organizzata dagli studenti dell’Università della Corsica e a cui avevano preso parte oltre diecimila persone, si era conclusa con lanci di molotov, bengala e bombe rudimentali, oltre che con diversi feriti da entrambe le parti (ufficialmente: 24 manifestanti e quattro poliziotti).

Da parte delle autorità francesi si starebbe cercando di disinnescare la tensione. Dopo Yvan Colonna (anche se tardivamente) altri due prigionieri corsi (Alain Ferrandi e Pierre Alessandri) sono stati tolti dalla lista dei DPS (“detenuti particolarmente segnalati”). Una clausola che di fatto impediva sia il trasferimento di Yvan in un carcere dell’Isola, sia una eventuale libertà condizionale, come sarebbe stato suo diritto almeno dal 2017. Nel 2020 era intervenuto direttamente il ministero per mantenerlo ulteriormente in tale condizione (nonostante un precedente parere favorevole delle autorità competenti per la sua scarcerazione o almeno per il suo trasferimento in un carcere della Corsica).

Gianni Sartori