
«Hanno vinto loro: le donne nelle baracche di lamiera, di pezzi di cartone, ad arrostire coi bimbi fra le braccia sotto il sole del giorno e a vederli morire nel gelo delle notti, con l’acqua sempre lontana, sempre poca, magari da rubare in un cimitero di ricchi bianchi e poi essere imprigionate per furto. Hanno vinto i bambini (…) senza scuole, senza insegnanti, senza libri di testo, con programmi declassati, pensati per una razza inferiore».
(Da un articolo di Febe Cavazzutti Rossi scritto per “Riforma” nel maggio 1994 dopo le elezioni vinte dall’African National Congress)
Febe Cavazzutti Rossi se n’era andata nella notte del 2 febbraio 2016. Lasciando un vuoto incolmabile.
Nata nel 1931 a Vicenza, figlia di Gaspare Cavazzutti (un pastore metodista che aveva collaborato del missionario britannico Henry James Piggot) Febe era vissuta per gran parte della sua vita a Padova come organista, predicatrice locale, animatrice e attiva testimone dell’impegno ecumenico.
A Vicenza si recava regolarmente in quanto insegnante di inglese e proprio sulla strada tra Vicenza e Padova capitò il brutto incidente che doveva segnarne pesantemente le possibilità di movimento, ma non l’impegno religioso e sociale. Con un’energia che per chiunque abbia avuto la fortuna, l’onore di conoscerla ha rappresentato un esempio e un ricordo indelebili.
Per oltre un decennio aveva ricoperto il ruolo di vicepresidente della World Methodist Historical Society partecipando a importanti momenti assembleari del movimento ecumenico europeo e contribuendo a creare legami con varie istituzioni assistenziali in diverse Nazioni.
Con i suoi studi e ricerche aveva contribuito alla vitalità del metodismo e della sua storia (soprattutto per Veneto e anche a Vicenza). Per esempio ripubblicando in lingua italiana alcuni sermoni di John Wesley (La perfezione dell’amore, Claudiana, 2009) e un’importante biografia su Charles Wesley (fratello di John, entrambi considerati gli iniziatori del metodismo in Gran Bretagna nel XVIII secolo). Tra gli altri suoi libri segnalo “Presenza protestante nel Veneto dell’800” (pubblicato nel 2011) e “Santificazione nelle tradizioni Benedettina e Metodista” del 1998.
Fondamentale poi il suo impegno per i diritti dei Neri in Sudafrica, oppressi dal regime dell’apartheid.
E sicuramente era a quei diseredati, alla loro resistenza civile che Febe aveva donato il cuore.
Un conflitto, quello che insanguinava la RSA nel secolo scorso che si rifletteva anche all’interno delle Chiese, locali e non.
Al punto che l’Alleanza riformata mondiale (l’attuale Comunione mondiale di Chiese riformate -Wcrc) sospese alcune chiese del Sud Africa che pretendevano di trovare giustificazioni teologiche per il regime segregazionista.
Per la sua attività antirazzista nella RSA (dove ebbe modo di collaborare con Desmond Tutu, Beyers Naudé, Sol Jacob…) venne addirittura espulsa dal Paese.
Proseguì comunque, punto di riferimento indispensabile, organizzando iniziative di solidarietà (come quella dell’Arena di Verona nel 1987) e scrivendo articoli di denuncia su “Riforma”. Praticamente fino agli ultimi suoi giorni, come posso testimoniare di persona. Senza mai sentirla lamentarsi per quanto consapevole del male che la andava consumando.
Rispettandone la volontà, Febe è stata ricordata non con un servizio funebre particolare, ma nel corso del culto ordinario presso la Chiesa metodista di Padova il 7 febbraio 2016.
Ma parlando di Febe non si può non ricordare anche l’opera del padre Gaspare Cavazzutti (Padova, 16 maggio 1855 – Firenze, 10 ottobre 1950) pastore della Chiesa Metodista Wesleyana, Segretario della Missione Metodista e direttore dell’Orfanotrofio femminile evangelico di Intra.
Aveva iniziato a lavorare nel 1875, collaborando con il pastore Francesco Sciarelli in una vera e propria “battaglia sindacale” (di risonanza nazionale) per il riposo settimanale ai lavoratori.
Dal 1881 intraprese l’attività pastorale e fu inviato a Roma per frequentare la Scuola di Teologia della Chiesa Metodista.
Poi a Viareggio (come “ministro sotto prova”) esuccessivamente a Cremona e Vicobellignano. Sposato dal 1884 con Sidonia Priska Patzold, dalla loro unione nacquero cinque figli.
Inviato a Omegna nel 1882, vi fondò una comunità metodista incontrando però l’ostilità del clero cattolico locale. Tanto che vennero sfrattati dal luogo di culto e costretti a tenere le riunioni religiose in abitazioni private.
Grazie al contributo di alcune personalità (tra cui la regina Guglielmina d’Olanda), riuscì infine a costruire un tempio per la comunità inaugurato nel 1897 alla presenza di Henry James Piggott. Nel 1988 venne inviato ad assistere, non solo spiritualmente, i lavoratori (manovali indigenti e sfruttati, in genere analfabeti) impegnati nel traforo del Sempione. A Iselle aprì un asilo, una scuola elementare e una scuola serale per gli operai e i loro figli.
Con il nuovo secolo continuò a occuparsi della condizione dei lavoratori. Per esempio a Milano con le maestranze che andavano installando le linee elettriche cittadine. Nel frattempo era entrato in contatto con William Burgess, successore di Henry James Piggot alla guida dell’opera metodista wesleyana in Italia. Segretario della Missione metodista dal 1903 al 1917, in seguito venne nominato pastore a Salerno. Rimasto vedovo nel 1918 e trasferito a Cremona nel 1920, si risposò nel 1921 con Anna Schmellenkamp con cui ebbe tre figlie.
Operò quindi a Intra in qualità di direttore dell’Orfanotrofio femminile evangelico. Fu pastore della comunità di Vicenza (dove appunto nacque Febe) dal 1929 al 1932 e in seguito di quella di Viareggio. Encomiabile il suo impegno in difesa degli ebrei durante la Seconda guerra mondiale, periodo in cui collaborò con Anna Maria Visco Gilardi. Nell’ultimo periodo della sua vita si occupò dei ragazzi dell’istituto Pestalozzi di Firenze.
Gianni Sartori