
#Americhe #Brazil – BRASILE: BOLSONARO ANCORA CONTRO GLI INDIOS – di Gianni Sartori



Il 23 aprile lo stato turco ha iniziato una campagna militare nel Kurdistan meridionale attaccando le regioni di Zap, Avashin e Metina. Questa campagna è cresciuta in intensità e portata. Erdogan per anni ha cercato di garantire alla Turchia la posizione di potenza dominante cercando di ripristinare i fasti dell’impero ottomano.
Il suo obiettivo è quello di occupare le parti del Kurdistan confinanti con la Turchia. Nel 2018 le forze dello Stato turco e gli alleati jihadisti hanno occupato la regione siriana a maggioranza curda di Arfrin. Questa occupazione adesso è stata estesa al nord est della Siria e al Kurdistan meridionale provocando sfollamenti di massa e centinaia di vittime civili.
I guerriglieri del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK) stanno resistendo a questa invasione nonostante l’esercito turco- forte del sostegno della Nato che ha bisogno della Turchia per motivi geopolitici- abbia fatto uso di armi chimiche proibite dalle convenzioni internazionali. Tutto questo nonostante le forze curde abbiano avuto avuto un ruolo di primo piano nella sconfitta dello Stato Islamico e nella protezione delle popolazioni yazide di Sinjar in Iraq.
Ai primi di giugno una delegazione internazionale della campagna internazionale Defend Kurdistan si è recata nel Kurdistan meridionale per richiamare l’attenzione sull’occupazione turca e la violazione del diritto internazionale. Sfortunatamente il KDP (Partito democratico del Kurdistan) in accordo con la Turchia, ha ostacolato il lavoro della delegazione internazionale la pace. Inoltre in linea con l’atteggiamento di riconciliazione di molti paesi europei con il regime turco, a molti attivisti in partenza da Düsseldorf è stato impedito di partire e di prendere parte alla delegazione internazionale.
Chiediamo a tutte le organizzazioni della società civile, ai partiti, alle organizzazioni sindacali, e agli amici del popolo curdo di mobilitarsi nelle forme più variegate possibili per fermare l’occupazione del Kurdistan e l’aggressione dell’esercito turco e delle forze jihadiste alleate.
Per ulteriori informazioni:
Email: info@defend-kurdistan.com
UIKI – Onlus

Netta vittoria ieri nel secondo turno delle elezioni territoriali in Corsica per il Presidente uscente, l’ autonomista Gilles Simeoni, che alla testa di una lista civica (Fà Populu Inseme) ha conquistato il 40,64% dei voti. Al secondo posto l’attuale sindaco di Ajaccio, Laurent Marcangeli, che alla testa di una lista di destra (Un Soffiu Novu) ha compattato il fronte filo-francese della politica isolana, ma ha raggiunto solo il 32,02%.
Al terzo posto la lista autonomista “Avanzemu Pé A Corsica” con alla testa il sindaco di PortoVecchio, Jean-Christophe Angelini, che, nonostante l’apparentamento con “Corsica Libera” non supera il 15,07%.
Grande affermazione della lista indipendentista “Core in Fronte” che sia al primo che al secondo turno si è presentata da sola con alla testa il suo leader Paul-Felix Benedetti e che ha raggiunto il 12,26% dei suffragi, portando nell’ Assemblea della Corsica numerosi rappresentanti, che costituiranno sicuramente uno stimolo per la maggioranza; un risultato che premia il lavoro costante degli ultimi anni sul territorio.
A questo punto, visto che il settore anche moderatamente “nazionalista” ha conquistato quasi il 70% dei consensi, speriamo che si arrivi alla risoluzione dei problemi (prigionieri politici, lingua, presenza di criminalità organizzata, sfruttamento del territorio, rifiuti, etc etc), anche attraverso una contrapposizione più “muscolare” con lo Stato francese.

Al Presidente del Parlamento Europeo, on. David Sassoli
e-mail: president@ep.europa.eu
Gentilissimo Presidente del Parlamento Europeo,
voglia gradire distinti saluti ed auguri di buon lavoro dalla
Viterbo, 25 giugno 2021
L’associazione “Respirare” di Viterbo ha sede presso il “Centro di ricerca per la pace, i diritti umani e la difesa della biosfera”, strada S. Barbara 9/E, 01100 Viterbo, tel. 0761353532, e-mail: centropacevt@gmail.com
Una minima notizia su Leonard Peltier
Leonard Peltier è nato a Grand Forks, nel North Dakota, il 12 settembre 1944; attivista dell’American Indian Movement che si batte per i diritti umani dei nativi americani, nel 1977 fu condannato a due ergastoli in un processo-farsa sulla base di presunte prove e presunte testimonianze successivamente dimostratesi artefatte, inattendibili, revocate e ritrattate dagli stessi ostensori. Da allora è ancora detenuto, sebbene la sua innocenza sia ormai palesemente riconosciuta. Di seguito riportiamo una breve nota di presentazione di un suo libro edito in Italia nel 2005: “Accusato ingiustamente dal governo americano – ricorrendo a strumenti legali, paralegali e illegali – dell’omicidio di due agenti dell’FBI nel 1975 (un breve resoconto tecnico della farsa giudiziaria è affidato all’ex ministro della giustizia degli Stati Uniti Ramsley Clark, autore della prefazione), Peltier, al tempo uno dei leader di spicco dell’American Indian Movement (AIM), marcisce in condizioni disumane in una prigione di massima sicurezza da quasi trent’anni. Nonostante la sua innocenza sia ormai unanimemente sostenuta dall’opinione pubblica mondiale, nonostante una campagna internazionale in suo favore che ha coinvolto il Dalai Lama, Nelson Mandela, il subcomandante Marcos, Desmond Tutu, Rigoberta Menchu’, Robert Redford (che sulla vicenda di Peltier ha prodotto il documentario Incident at Oglala), Oliver Stone, Howard Zinn, Peter Matthiessen, il Parlamento europeo e Amnesty International, per il governo americano il caso del prigioniero 89637-132 è chiuso. Non sorprende dunque che Peltier sia divenuto un simbolo dell’oppressione di tutti i popoli indigeni del mondo e che la sua vicenda abbia ispirato libri (Nello spirito di Cavallo Pazzo di Peter Matthiessen), film (Cuore di tuono di Michael Apted, per esempio) e canzoni (i Rage Against the Machine hanno dedicato a lui la canzone Freedom). In parte lucidissimo manifesto politico, in parte toccante memoir, questa è la straordinaria storia della sua vita, raccontata per la prima volta da Peltier in persona. Una meravigliosa testimonianza spirituale e filosofica che rivela un modo di concepire la vita, ma soprattutto la politica, che trascende la dialettica tradizionale occidentale e i suoi schemi (amico-nemico, destra-sinistra e così via): i nativi la chiamano la danza del sole” (dalla scheda di presentazione del libro di Leonard Peltier, La mia danza del sole. Scritti dalla prigione, Fazi, 2005, nel sito della casa editrice: fazieditore.it).
Il sito dell’”International Leonard Peltier Defense Committee”: www.whoisleonardpeltier.info