
L’8 marzo 2021, il Parlamento Europeo ha accettato di revocare l’immunità parlamentare di tre eurodeputati catalani (Puigdemont, Comin, Ponsati, esiliati politici in Belgio e in Scozia), che potranno essere nuovamente perseguiti dai tribunali spagnoli. Questa procedura ha ricevuto meno del 60% dei voti a favore, mentre il Parlamento europeo normalmente vota le revoche di immunità con il 99% dei voti favorevoli dei suoi componenti.
Ciò rivela quindi la contraddizione esistente nel Parlamento Europeo, che non è in grado di distinguere, grazie alle pressioni dello Stato spagnolo, tra la collusione tra potere esecutivo e giudiziario (un elemento di derivazione franchista) ancora esistente in Spagna e le richieste di democrazia in Europa. Tuttavia, questo punteggio basso mostra fino a che punto il 42% dei deputati è consapevole che questo problema non è giudiziario ma politico: il problema non era quello di essere d’accordo con i deputati catalani ma di rispettare la libertà di espressione e la libertà di voto del milione di cittadini europei che hanno eletto questi tre deputati.
L’ONU, Aministy International e FIDH hanno ritenuto che il processo condotto dai tribunali spagnoli contro i leader politici arrestati, e la persecuzione contro gli esiliati ed ora deputati, per aver organizzato un referendum di autodeterminazione in Catalogna nel 2017, non hanno rispettato le necessarie garanzie democratiche.
Gli eurodeputati che hanno perso l’immunità mostrano una dignità esemplare di lealtà al mandato dei loro elettori e gli europei farebbero bene a capire che questo episodio mina la fiducia nei principi democratici che sostengono e giustificano l’UE.
Aureli Argemì i Roca
presidente emerito CIEMEN