riceviamo da Gianni Sartori e pubblichiamo:
riceviamo da Gianni Sartori e pubblichiamo:
“Kurt Welser avrebbe compiuto 90 anni”. Così Roland Lang, Obmann des Südtiroler Heimatbundes, ricorda il militante del BAS.
Leader degli attivisti austriaci del BAS nel Tirolo Settentrionale, Kurt Welser si occupava principalmente dei rifornimenti e dell’addestramento degli attivisti sudtirolesi.
Nel 1963 fu arrestato per diversi attentati dinamitardi compiuti a Ebensee in Alta Austria. I tre atti terroristici, con un morto e due gendarmi austriaci rimasti gravemente feriti (cinque scolari e due adulti scamparono per miracolo all’attentato) furono tuttavia compiuti da neofascisti italiani.
Kurt Welser morì nel 1965 in Svizzera in un incidente in montagna.
Am bevorstehenden 25. Juni wäre Kurt Welser 90 Jahre alt geworden. Welser war die herausragendste und aktivste Figur der österreichischen BAS-Gruppe in Nordtirol. Vor allem war der in Innsbruck lebende Kaufmann für die Versorgung und Ausbildung der Südtiroler Freiheitskämpfer zuständig. “Ohne Scheu und Angst schmuggelte er tonnenweise Sprengstoff und Waffen über den Brenner”, weiß SHB-Obmann Roland Lang.
Bereits Ende Jänner 1961 machte er auf sich aufmerksam, als er mit Heinrich Klier und Martl Koch das streng bewachte Mussolini-Reiterstandbild – im Volksmund „Aluminiumduce“ genannt – vor dem E-Werk in Waidbruck sprengte. Er war nicht nur Sympathieträger „im Sinne der gerechten Sache“, sondern als es zwischen den Nordtiroler und Südtiroler Freiheitskämpfern aufgrund divergierender Interessen zur Verstimmung kam, auch ein glänzender Vermittler und Diplomat.
1963, zwei Jahre nach der legendären „Feuernacht“, wurden ihm mehrere Sprengstoffanschläge im oberösterreichischen Ebensee (Salzkammergut) mit einem Todesopfer und zwei schwer verletzten Gendarmen – fünf Schulkinder und zwei Erwachsene entgingen durch Glück dem Anschlag – angelastet. Diese Anschläge waren jedoch von italienischen Neofaschisten begangen worden. Welser konnte seine Unschuld einwandfrei beweisen.
Herlinde Molling erinnert sich: „Südtirol war für Kurt Welser das bestimmende Anliegen seines kurzen Lebens. Schon sehr früh, nach 1946, nahm er bei seinen Südtirol-Aufenthalten das Problem wahr, suchte Gleichgesinnte und begann ab 1957 nach Kontaktaufnahme mit Sepp Kerschbaumer den Widerstandskampf aufzubauen. Im ganzen Land gab es Sympathisanten und Aktionswillige die sich untereinander organisierten”, so Herlinde Molling. “Kurt Welser suchte diese Gruppen auf, redete mit ihnen, bot Sprengausbildungen an und lieferte bis in die hintersten Täler das, was für einen gewaltsamen Protest gewünscht wurde. Seine geradlinige offene Art, sein Optimismus und seine Begeisterungsfähigkeit zogen viele an. Er war Mittelpunkt des Freiheitskampfes ab 1961.“
“Welser, der in seiner Freizeit gerne in der Bergwelt unterwegs und ein ausgezeichneter Kletterer war, starb mit nur 36 Jahren am Hochunserfrauentag 1965 bei einer Bergtour am Zinalrothorn in der Schweiz, während der Schwurgerichtsprozess in Graz wieder aufgerollt wurde,”, berichtet Lang.
“Ohne Zweifel werden wir Kurt Welser und seine uneingeschränkte Heimatliebe nie vergessen. Er hat einen Ehrenplatz in der neuen (Süd-)Tiroler Geschichte inne. Die Heimatliebe wird auch von seiner Tochter Katharina getragen, die als Schauspielerin die Rolle der Paula Tschurtschenthaler im TV-Vierteiler „Verkaufte Heimat“ verkörpert hat. Wir müssen Gott danken, so einen aufrechten und ehrlichen Freund gehabt zu haben, auch wenn er leider allzu früh sterben musste”, schließt der Obmann des Südtiroler Heimatbundes Roland Lang.
Per chi la conosce poco o per chi ha solo sentito parlare di Catalunya negli ultimi tempi, facciamo un breve riassunto della Storia di questa Terra e dello spirito che anima il suo Popolo. Il desiderio di Autodeterminazione non nasce negli anni recenti, si poggia su solide basi e riferimenti, sui quali si è innestata la voglia di partecipazione popolare, la mobilitazione sociale e la protesta contro la violenza dello Stato spagnolo. Rileggiamo insieme queste poche pagine di Storia….. Buona visione
E’ uscito il nuovo numero di “Piemont” la storica testata fondata e diretta da Roberto Gremmo, che ringraziamo per l’ ampio spazio dedicato all’attività del Centro Studi Dialogo.
per informazioni, scrivere a Casella Postale 292 – 13900 Biella
IN DISACCORDO SU MOLTE QUESTIONI (E FORSE IN PROCINTO DI SCATENARE L’ENNESIMA GUERRA MEDIORIENTALE) I DETENTORI DEL POTERE (SE NON PROPRIO TUTTI, ALMENO IN BUONA PARTE) SEMBRANO SOSTANZIALMENTE D’ACCORDO NEL REPRIMERE IL POPOLO CURDO…
Il 19 giugno la polizia turca (la brigata antiterrorista, TEM) ha compiuto una serie di arresti ai danni di esponenti e dirigenti di HDP (Partito democratico dei Popoli) nei distretti di di Menemen e Aliaga.
Dopo la cattura i militanti curdi (tra cui il Copresidente dell’emittente di HDP di Menemen) sono stati portati nel carcere di Izmir.
Invece il 20 giugno due persone (presumibilmente curde) sono state arrestate in Belgio a conclusione di una inchiesta avviata ancora nel 2017 da un giudice di Liegi e condotta dal tribunale federale in collaborazione con Eurojust e Europol.
Le indagini avevano portato a perquisizioni in vari paesi europei: Austria, Francia, Belgio, Svizzera e Germania).
L’accusa, aver fatto parte del PKK e delle Forze di difesa del popolo (HPG) e aver reclutato e addestrato miliziani combattenti.
Quasi contemporaneamente veniva arrestato a Marsiglia il rifugiato curdo Hayrettin Demir (da oltre venti anni in Francia con regolare permesso di lavoro).
Su di lui pende una richiesta di estradizione da parte di Ankara e – naturalmente- i suoi familiari hanno espresso tutte le loro preoccupazioni in quanto la vita di Demir in caso di estradizione sarebbe in pericolo.
L’impressione è che per i curdi che vivono nell’Esagono si prepari – se non un vero e proprio giro di vite – perlomeno una campagna di pressione. Per esempio sui conti bancari (congelati, almeno provvisoriamente) e sulle proprietà dei membri e amministratori del Consiglio democratico curdo (CDK-F).
Forse non del tutto casualmente, questo è avvenuto in sospetta sincronicità con l’incontro tra Jean Yves le Drian (ministro francese degli Affari esteri) e il suo omologo turco, Mevlut Cavusoglu.
Da parte sua il Consiglio curdo ha emesso un esplicito comunicato:
“Appare evidente come ancora una volta Parigi stia negoziando consistenti contratti con Ankara. E ancora una volta sulla pelle dei rifugiati curdi in Francia”.
La collaborazione anti-curda tra Francia e Turchia, per quanto non sistematica, ha comunque dei precedenti. Infatti tra il 2006 e il 2013 centinaia di curdi erano stati arrestati.
Inquietanti poi le recenti minacce di morte (forse provenienti dai servizi turchi, il MIT) nei confronti di copresidenti e portavoce del CDK-F. Minacce che fatalmente riportano alla memoria la strage di tre femministe curde avvenuta a Parigi nel gennaio 2013.
E poi – non poteva mancare – anche l’Iran.
Perfino in questo momento – nel mirino della prossima, possibile aggressione imperiale – trova il tempo per reprimere i dissidenti.
La notizia è stata data in questi giorni, ma gli avvenimenti risalgono al mese scorso.
Il 16 maggio numerosi attivisti sono stati arrestati a Marivan (nel Kurdistan sotto l’amministrazione di Teheran) durante una manifestazione contro la violenza sulle donne. L’iniziativa – con cui si intendeva portare all’attenzione della società civile iraniana l’incremento dei femminicidi – si era svolta sulla tomba di una donna recentemente assassinata. Tra gli arrestati, almeno tre donne curde accusate di aver “turbato l’ordine pubblico”.
Gianni Sartori
riceviamo questo appello che riguarda il mondo della Diaspora Kurda dall’amico Gianni:
Hall de Gérardchamps – Quai de la Vesdre, 20 – 4800 Verviers
Gianni Sartori
In merito agli incidenti in corso ad Hong Kong, riceviamo questo comunicato firmato da Roland Lang, Obmann des Südtiroler Heimatbundes.
Für die Selbstbestimmung der Hongkonger Bevölkerung
Die Welt zeigt sich überrascht, wie viele Menschen in Honkong sich gegen das chinesische Auslieferungsgesetzt und gegen die zentralistischen Bestrebungen wehren. Mutig sind seit Tagen immer wieder mehr als eine Million Menschen auf die Straße gegangen, um für das Recht auf Selbstbestimmung des autonom verwalteten Hongkongs zu demonstrieren.
Die sich auf die kommunistische Doktrin berufene Volksrepublik China will durch ein Gesetz unbeliebte und freiheitsliebende Menschen in Hongkong festnehmen und einsperren bzw. verschwinden lassen. Dies soll über Vasallen Pekings im Hongkonger Gouvernement geschehen.
Gegen diese zentralistischen und freiheitsraubenden Einmischungen und für die Trennung Hongkong vom demokratiefeindlichen und polizeistaatlich geführten China setzt sich nun ein ganzes Volk ein.
Die mit China geschäftemachende Welt kann nicht zusehen, wie die hauptsächlich von Hunderttausenden jungen Menschen angeführte Protestbewegung mit Knüppel und Handschellen blutig niedergeschlagen wird.
Der Südtiroler Heimatbund solidarisiert sich mit dem Hongkonger Volk. Er fordert auch vor allem die in Südtirol niedergelassenen chinesischen Staatsangehörigen auf, sich von ihrer menschenfeindlichen Regierung zu distanzieren.
Die sieben Millionen starke Bevölkerung von Hongkong muss ihre Zukunft selbst bestimmen und vor allem muss die Meinungs- und Pressevielfalt, Demokratie und Freiheit gewährleistet sein.
Wenn man an die Geschehnisse in Katalonien denkt, weiß man, dass es in dieser Hinsicht auch in Europa noch sehr viel aufzuholen gibt, schließt SHB-Obmann Roland Lang.
Roland Lang
Obmann des Südtiroler Heimatbundes
Siamo arrivati quasi al termine del processo contro l’indipendentismo catalano.
Nell’ambito delle dichiarazioni finali, riportiamo per intero quella di Jordi Cuixart, presidente di Omnium Cultural, in quanto pensiamo che nella stessa si può trovare il riassunto delle posizioni culturali e politiche che dovrebbero guidare ogni movimento che si impegni per raggiungere la Libertà di un Popolo:
Ci processano perchè hanno paura.
Non rinunceremo mai ai diritti umani e a votare tutte le volte che occorra.
Disobbedienza civile contro l’ingiustizia.
Libertà e coraggio.
TORNEREMO A FARLO – #HOTORNAREMAFER
Fonte: TV3
Centro Studi Dialogo a Biarritz per la Catena Umana Basca
Una delegazione di Centro Studi Dialogo si è recata lo scorso sabato a Biarritz (Paesi Baschi) per partecipare a una catena umana organizzata dalle maggioni associazioni che si battono per la Pace in Euskal Herria e per la soluzione definitiva del problema dei prigionieri politici baschi. Il tema era infatti #OrainPresoak #MaintenantLesPrisonniers #AhoraLxsPresxs
La manifestazione ha avuto grande successo con la partecipazione di 3000 persone e centinaia di volontari.
commento musicale:
Txoria txori (Mikel Laboa)
Zapalduen olerkia (Ken Zazpi)