
Premetto che in fondo è spiacevole dover attaccare – non tanto il regime ovviamente – un Paese come l’Iran sottoposto a ingiuste sanzioni. Un Paese che comunque, pur tra contraddizioni e giravolte, ha rappresentato una trincea antimperialista. Un paese che ha saputo, nel contesto non certo facile del cosiddetto – in senso lato – “Medio oriente”, raggiungere obiettivi encomiabili in settori come la sanità (vedi la significativa, esponenziale riduzione della mortalità infantile) e l’istruzione.
E’ pur sempre il Paese che – ricordo – nel 1981 dedicò una via (la centrale ex “Strada degli Inglesi” di Teheran) a Bobby Sands in quanto eroe antimperialista. Addirittura, funzionari dell’ambasciata iraniana parteciparono ai suoi funerali, a Belfast, suscitando peraltro lo sconcerto in alcuni militanti repubblicani come Bernadette Devlin (“questi a casa loro ammazzano i compagni…” mi spiegò un giorno a casa sua).
Insomma, la contraddizione esiste, ma non è colpa mia. Vedano loro, il popolo iraniano e i suoi governanti, la maniera per risolverla.
Non mi pare coerente opporsi all’imperialismo e nel contempo contribuire (magari “in batteria” con Ankara) alla persecuzione di un popolo oppresso come quello curdo.
L’ultimo episodio risale al 31 dicembre 2018.
A darne notizia – in Francia – la Rete Curda per i Diritti Umani (Kurdistan Human Rights).
Nella cittadina di Kamyaran (Kurdistan orientale) un gruppo di miliziani – guardiani della Rivoluzione presumibilmente – si è reso responsabile del sequestro di tre militanti ecologisti curdi. Militanti di cui – particolare inquietante visti i numerosi precedenti di esecuzioni extragiudiziali – da quel momento non si hanno più notizie.
Da informazioni raccolte in loco dall’agenzia ANF è stato possibile risalire all’identitĂ dei tre sequestrati. Si tratta di Reza Asadi, di Fazel Ghaytasi (assaliti e rapiti nel loro negozio) e di Hadi Kamangar. In questo caso, alcuni testimoni hanno raccontato che dopo avergli messo un sacco sulla testa, i rapitori lo hanno trascinato dentro a un’auto. Lo stile, per chi possiede ancora un minimo di memoria storica, ricorda quello delle squadracce parastatali spagnole (BVE, GAL…) integrate dalla fascisteria italica, contro i rifugiati baschi in Iparralde (Paese basco sotto amministrazione francese). Tutti gli eco-attivisti arbitrariamente prelevati sono membri del Comitato per l’Ambiente e la Salute del Partito dell’UnitĂ Curda. Un’organizzazione ambientalista che si occupa di riforestazione – attraverso una sistematica opera sia di piantumazione che di sensibilizzazione – oltre che della conservazione dei boschi e della biodiversitĂ .
Dopo i recenti episodi contro militanti curdi (ricordo in particolare la morte atroce di Meryem Fereci) è auspicabile non dover assistere all’ennesimo caso di “guerra sporca”.
Gianni Sartori
