#Palestina #Carceri – DONNE PALESTINESI PRIGIONIERE AL TEMPO DEL GENOCIDIO – di Gianni Sartori

In questo mese – stando al comunicato del 18 agosto dell’Associazione dei Prigionieri Palestinesi – si contano almeno quattro attacchi da parte della polizia penitenziaria contro le celle (letteralmente devastate) dei detenuti politici palestinesi nel carcere di Damon. Per la precisione, il 4, 8, 10 e 14 agosto.

I prigionieri sono stati ammanettati, trascinati per terra, bastonati e umiliati. Con utilizzo di gas lacrimogeni e di cani poliziotto.

Come denunciano da tempo le organizzazioni palestinesi di solidarietà, i prigionieri versano in condizioni vergognose. Soffrono per la fame (cibo scadente, talvolta immangiabile..) e per le carenti condizioni igieniche (alte temperature, forte umidità e scarsa ventilazione nelle celle) con l’incremento di infezioni cutanee (per presenza di insetti e parassiti).

In difficoltà soprattutto le donne, in materia di salute mestruale e riproduttiva. Tra loro anche due minorenni (Sally Sadaqa e Hana Hammad) e due incinte. Si tratta di Reema Balawi (arrestata (per “incitamento” nel febbraio 2025 e ormai all’ottavo mese) e di Tahani Abu Samhan.

Come Reema Balawi, la maggior parte delle donne è stata arrestata per “incitamento” (si presume alla ribellione contro l’occupazione) sulle reti sociali. Niente più che un pretesto, vago e inconsistente. Sostanzialmente una forma di controllo, una variante della già diffusa “detenzione amministrativa”.

Stando alla denuncia, anche le donne prigioniere sarebbero state ammanettate, prelevate con la forza dalle celle afferrandole per la testa, trascinate nel cortile della prigione e molestate.

Niente di nuovo, naturalmente. Uno stile di violazione di diritti fondamentali ormai consolidato per reprimere ogni tentativo di resistenza collettiva e che si è ulteriormente esasperato nell’ultimo periodo.

Per le organizzazioni dei diritti umani siamo di fronte a “violazioni senza precedenti, dal momento dell’arresto al trasferimento provvisorio nel centro di detenzione di Hasharon fino a quello definitivo in Damon”.

Private dei figli, della famiglia per il divieto di visite, alimentandone ulteriormente la sofferenza psicologica. Senza cure mediche adeguate, come Fidaa Assaf, malata di tumore.

Secondo l’Associazione dei Prigionieri (in base alle denunce delle prigioniere stesse) la lista delle prevaricazioni esercitate sulle donne incarcerate comprenderebbe: torture, abusi, umiliazioni, perquisizioni corporali con denudamento (di fatto una forma di aggressione sessuale), isolamento, ricatti nei confronti delle famiglie (per l’Associazione si tratterebbe semplicemente di usarle come “ostaggi”), inattività, mancanza di cure mediche.

Dall’ottobre 2023 si contano almeno 570 casi di donne e bambine arrestate in Cisgiordania (compresa Gerusalemme). Non si hanno invece dati precisi su quelle arrestate a Gaza.

Tra loro studentesse, insegnanti, madri e sorelle di prigionieri…

Nell’indifferenza impotente della comunità internazionale. Al tempo del genocidio.

Gianni Sartori

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