#Popoli #Kurds – MA GLI EZIDI SONO DA CONSIDERARE CURDI O NO? FORSE LA QUESTIONE E’ UN’ALTRA… – di Gianni Sartori

Recentemente un esperto in materia (vero o presunto non è dato di sapere) aveva contestato con un commento un mio articolo su Brescia anticapitalista dove parlavo di “curdi ezidi”. Sostenendo, l’esperto, che si tratterebbe di due popoli completamente diversi. Anzi, mentre degli ezidi è confermata l’antichità, i curdi sarebbero un popolo molto più recente. Sul momento avevo lasciato perdere dato che la questione è complessa e in fondo ognuno è libero di pensarla come meglio crede.

Avevo soltanto scritto a Flavio Guidi spiegando che (testuale) “non sono un antropologo naturalmente, ma – da proletario auto-alfabetizzato – comunque conosco alcune delle diverse opinioni in proposito, NON sempre “disinteressate” a mio parere.

Per es. Saddam li aveva classificati come “arabi” (per ragioni di statistica), ma poi li trattava malissimo. Diffido anche di qualche antropologo statunitense che insisteva molto sulla differenza (divide et impera ?).

Che io sappia, 30 o 40 anni fa degli ezidi (o yazidi) ne parlavano solo e soltanto i curdi. Difendendone le tradizioni, l’identità etc. Inoltre senza i partigiani (curdi) scesi dalle montagne in Iraq al tempo dell’Isis non se ne sarebbe salvato nessuno. Quanto alla lingua (elemento determinante per i popoli minorizzati, dai baschi ai catalani, ai corsi..) quella parlata dagli ezidi è uno dei principali “dialetti” curdi”. Dato poi che l’esperto insisteva sulle differenze tra la religione ancestrale degli ezidi e i curdi genericamente definiti “sunniti” , aggiungevo che: “per quanto riguarda l’aspetto religioso  i curdi sono sia sunniti che sciiti, ma esiste anche una consistente componente alevita (oltre a quelli atei ovviamente). Ne conosco anche di “animisti” e – forse – anche mazdei. Non penso proprio che i curdi, così attenti a salvaguardare il pluralismo religioso, etnico, politico… intendano appropriarsene più di tanto. Se scrivono “curdi ezidi” lo fanno a ragion veduta. Quanto alla loro maggiore o minore “antichità”, si dice che i curdi discendano dai Medi, nientemeno”. Aggiungendo infine che “per un po’ ho usato il termine ezidi da solo, ma poi mi sono adeguato a quanto scrivono in genere i compagni curdi (e anche quelli ezidi, almeno credo)”.

E per quanto mi riguarda era finita lì. Ma ora vedo che negli ultimi proclami ispirati da Recep Tayyp Erdogan (ormai avviato a ristabilire un protettorato neo-ottomano sulla Siria, v. le previste basi militari turche a Homs e Damasco) Hakan Fidana, ministro degli esteri turco, invita le minoranze “alawite, yazide e cristiane” a considerare la Turchia come il loro “pastore e protettore”. Scavalcando di fatto lo stesso ex (ex ?) esponente di al Qaida Al Jolani che recentemente parlando dei cristiani li aveva definiti “parte integrante e importante della storia del popolo siriano”. Ovviamente tra le “minoranze” (personalmente preferisco parlare di “popoli minorizzati” in quanto separati artificialmente da confini statali imposti) citate da Hakan Fidana manca quella curda.

Ai curdi infatti lo stesso Erdogan aveva riservato un messaggio “personale” assai minaccioso ancora il 25 dicembre: “I combattenti curdi in Siria devono decidere se deporre le armi o venir sepolti in Siria assieme a quelle stesse armi”.

E sappiamo che sta operando con questi precisi intenti (o almeno ci prova).

Per cui, qui e ora, insistere sulle differenze tra ezidi e curdi mi sembra alquanto strumentale. Non una questione accademica, ma l’ennesimo esempio di “divide et impera”. In questo caso a favore di Ankara.

Gianni Sartori