
Anticipando a grandi linee una dichiarazione più dettagliata (entro le prossime ore, con foto e video), in data 4 gennaio il Centro Stampa delle FDS ha annunciato che gli attacchi terrestri e aerei di Ankara e bande sue alleate contro l’est e il sud di Manbij e il nord della diga di Tishrin sono stati respinti. Così come al ponte di Qereqozak.
Decine di miliziani filo-turchi, ufficiali compresi, hanno perso la vita nel corso dei combattimenti e molti altri sono rimasti feriti.
Intanto a Kobanê la popolazione curda continua a mobilitarsi (ormai da un mese, dall’inizio di dicembre) per assistere in ogni modo (preparando quotidianamente in grandi calderoni pasti caldi per esempio) i combattenti delle FDS e delle YPJ (Unità di protezione della donna). In particolare i membri della “Comune del Martire Fîras” che raggruppa 25 famiglie si occupa anche della distribuzione. Inoltre molti si stanno armando per partecipare direttamente alla resistenza.
In una conferenza tenuta nel Parco 4 di Aprile di Hesekê, i Comandi Generali delle HPC (Hezen Parastina Cawari – letteralmente: Forze di Difesa dell’Essenza della società.) e delle HPC-Jin (Forze di difesa dell’essenza della società-Donne)* hanno presentato le loro valutazioni sia sugli attacchi della Turchia contro il Rojava che sulla situazione generale in Siria.
Il comunicato è stato letto, in curdo e in arabo, da Viyan Hesen (esponente di HPC) e da Hemîd Miêş, membro dell’amministrazione del cantone di Cizre.
Spiegando che – dopo la caduta del regime Baath – la Turchia aveva intensificato i suoi attacchi contro il nord e l’est della Siria, provocando l’esodo di gran parte della popolazione di Manbij e Sheba. Mentre chi è rimasto subisce ogni genere di atrocità.
Quanto alla nuova amministrazione installata a Damasco “nega la libertà alle donne e collabora con lo Stato turco”. Ragion per cui “non possiamo contare su questa forza per la nostra sicurezza”.
Nelle regioni dell’Amministrazione Autonoma sono le FDS (“composte da giovani curdi, arabi, armeni, turcomanni, siriani e assiri”) che con enormi sacrifici hanno saputo proteggere la popolazione.
Aggiungendo che “mentre i nostri combattenti compiono il loro dovere noi nelle HPC non resteremo in silenzio lasciandoli soli. Saremo in prima linea insieme ai nostri fratelli delle SDF e delle YPJ. Per difendere la nostra patria, i nostri villaggi, i nostri quartieri e le nostre città”.
Stando alle notizie finora accessibili, sarebbero già decine i membri delle HPC e delle HPC-Jin che hanno raggiunto la linea del fronte. Come spiegava Hemîd Miêş: “siamo tutti SDF e tutti siamo le YPG e le YPJ. Che tutto il mondo sappia che noi resisteremo fino alla fine”.
Per concludere con una appello “a tutto il nostro popolo a organizzarsi sulla base della Guerra Popolare Rivoluzionaria rafforzando la nostra difesa. Non abbiamo paura dei sacrifici che ci aspettano. Sono per la sicurezza del nostro paese e per costruire un futuro libero per il nostro popolo”.
Va ricordato che in tredici anni di crisi siriana, l’Amministrazione Autonoma ha saputo garantire uno spazio libero, autogestito e autodifeso. Ora come ora è evidente che tutto questo rischia di sparire se la Turchia fosse in grado di ampliare ulteriormente le sue annessioni territoriali come a Efrîn, Bab, Girê Spî, Serêkaniyê…
Anche se qualche problema lo va incontrando anche nelle zone già occupate. E’ di questi giorni la notizia (diffusa dall’agenzia ANHA che ha consultato fonti locali) che l’intelligence turca avrebbe ordinato ai posti di controllo di sparare e uccidere chiunque intenda abbandonare le armi e disertare (in stile Caporetto).
Infatti molti mercenari provenienti da altre zone della Siria (Aleppo, Hama, Idlib, Deir ez-Zor, le zone rurali intorno a Damasco…) che ancora nel 2019 hanno occupato Girê Spi e le aree rurali circostanti, con la caduta del regime sarebbero entrati in agitazione (in particolare i quadri) tentando in ogni modo di andarsene per tornare a casa.
Un effetto, presumibilmente, delle sconfitte subite combattendo contro le FDS.
Gianni Sartori
* nota 1: Come ricordava in un reportage Infoaut “le HPC non hanno regole di comportamento così ferree come nell’esercito, vengono dalle comuni e sono tutte forze volontarie e non pagate; prendono parte al Tev-dem, il Movimento delle organizzazioni che operano per l’autonomia democratica secondo i principi del confederalismo democratico teorizzato da Öcalan. Si occupano dell’autodifesa del quartiere e sono diretta espressione della comune di zona. Nascono dalle comuni, si organizzano tramite esse e le difendono. Vi partecipano tutti e tutte dai 7 ai 70 anni”.
