
Cominciamo con una sintetica panoramica generale.
Come è noto, il 5 dicembre l’esercito governativo non ha saputo (o voluto) impedire che anche la città di Hama cadesse, dopo Aleppo, nelle mani di al-Nusra (anche se ora si fa chiamare Hayat Tahrir al-Sham) che ora sta puntando su Homs. Sembra inoltre che Damasco stia richiamando a difesa della capitale i soldati finora stanziati nell’est del Paese.
Favorendo così il preannunciato attacco al Rojava della Turchia e dei suoi proxy dell’Esercito Libero Siriano che minacciano soprattutto Manbij.
Erdogan del resto è stato chiaro dichiarando che “non permetterà al PKK di approfittare della crisi”. Una crisi da lui stesso provocata, mentre le organizzazioni curde sono impegnate, oltre che nell’autodifesa, nell’assistere, proteggere le decine di migliaia di rifugiati che affluiscono nel Rojava (in fuga dalle bande jihadiste).
Le FDS hanno intanto varcato l’Eufrate, ampliando l’area finora controllata e installandosi a sud di Raqqa e Tabka. Nel cuore di quella zona desertica dove i commando mobili di Daesh scorrazzano da tempo impunemente. Intensificando negli ultimi giorni le loro attività.
Vediamo poi altri particolari.
Da un comunicato del 5 dicembre apprendiamo che l’ennesimo bombardamento turco con armi pesanti ha distrutto molte abitazioni e causato la morte di altri civili a Al-Boghaz. Si tratta di un villaggio delle campagne intorno a Manbij (governatorato di Aleppo, una trentina di chilometri a ovest dell’Eufrate) ancora difesa dalle forze arabo-curde. Le vittime finora identificate sono Ahmed Ali Al-Jaban (20 anni) e sua sorella Zahra Ali Al-Jaban (23 anni).
Con Aleppo caduta in mano alle milizie jihadiste gli attacchi contro Manbij (una realtà multietnica di arabi, curdi, circassi, ceceni…) si vanno intensificando.
Sempre il 5 dicembre, nel villaggio di Al-Farat ha perso la vita Nadima Al-Hussein Al-Hamoud (45 anni), mentre Saada Al-Faraj è rimasta gravemente ferita. Ancora a causa dei bombardamento turco-jihadisti.
Dalle FDS (Forze Democratiche Siriane), la conferma che circa 120 veicoli che trasportavano civili in fuga dal cantone curdo di Shahba (a nord di Aleppo) sono stati dirottati dai mercenari di Ankara. La maggior parte delle persone che si trovavano a bordo dei mezzi sono state trascinate in aree controllate dai turchi (forse a Sheikh Najjar, la grande città industriale). Nonostante gli accordi presi in precedenza con cui si garantiva la possibilità per i profughi di trasferirsi nelle zone dell’est.
Ovviamente questo arbitrario comportamento alimenta le preoccupazioni per la loro sorte. Conoscendo i metodi degli integralisti islamici, rischiano non solo il furto di quanto rimane in loro possesso, ma anche le torture, gli stupri, le esecuzioni extragiudiziali, se donne perfino la schiavitù…
Sempre le FDS riferiscono di un gran numero di civili sotto assedio (di fatto sequestrati) a Shahba. Circa 15mila persone a cui pare venga impedito l’accesso al cibo e addirittura all’acqua. Inoltre sarebbe in corso una vera e propria campagna di rapimenti (a scopo estorsione? Per eventuali rappresaglie ?) nei confronti della popolazione qui rimasta intrappolata.
Da segnalare anche un ulteriore comunicato delle FDS in risposta alle dichiarazioni dell’Isis che si vantava di “controllare significative porzioni del deserto di Homs e di Deir ez-Zor” dopo essersi “impadronita di numerose città e posizioni strategica delle forze del governo di Damasco” (approfittando, anche se questo l’Isis non lo dice, del caos provocato dall’attacco turco-jihadista alla Siria).
Dato che – come appare evidente – l’organizzazione terrorista ha tutte le intenzioni di espandersi in altre zone rimaste sguarnite, le FDS si stanno organizzando per “contrastare questa minaccia, l’espansione dell’Isis, evitando che si debba ripetere lo scenario del 2014”.
Gianni Sartori
