#Africa #Saharawi – STRANO MA VERO: QUALCUNO SI RICORDA ANCORA DEL SAHARA OCCIDENTALE – di Gianni Sartori

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Salvo qualche rara eccezione (v. Luciano Ardesi su Nigrizia), sembrava proprio che del popolo saharawi fossero rimasti in pochi ad occuparsene.

Ma qualche recente notizia potrebbe stare a indicare una – per quanto piccola – inversione di tendenza.

Innanzitutto la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea che il 4 ottobre 2024 ha rimesso in discussione gli accordi commerciali tra UE e Marocco del 2019 in materia di pesca e prodotti agricoli. Accordi, ca va sans dire, conclusi senza il consenso della popolazione del Sahara Occidentale, tantomeno del Fronte Polisario (rappresentanza politico-militare della popolazione saharawi) .

E quindi “in violazione dei principi di autodeterminazione” dal momento che riguardavano territori assegnati al Sahara occidentale.

Sentenza che dovrebbe entrare in vigore entro dodici mesi e che dovrebbe comportare una perdita secca di 52 milioni di euro all’anno per Rabat. La cifra corrispondente a quanto l’Ue aveva assegnato al Marocco per consentire l’attività dei pescherecci europei, soprattutto spagnoli, al largo delle coste del Sahara occidentale.

Altra buona notizia, la ripresa di iniziative di solidarietà con i dimenticati prigionieri politici saharawi. Con il sostegno di numerose organizzazioni, venerdì 22 novembre si è tenuto alla Bourse de Travail di Tolosa un meeting in sostegno alle vittime saharawi della repressione e per la effettiva decolonizzazione del Sahara Occidentale. Tra i relatori, Claude Mangin (militante per i diritti umani e compagna di un prigioniero saharawi), Mokhtar Sidi (presidente dell’associazione dei Saharawi di Tolosa) e Nayem Uld Enna (presidente dell’associazione dei Saharawi di Mountauban). Con una folta presenza di famiglie della diaspora saharawi.

Invece giovedì 21 novembre le “Donne Democratiche di Mezzago” con il patrocinio di “Rete Saharawi” hanno organizzato una cena saharawi (anche senza carne) come autofinanziamento per le iniziative di solidarietà.

Tra i partecipanti, Riccardo Noury di Amnesty International, Fatima Mahfud in rappresentanza del Fronte Polisario, il giornalista Mohamed Dihani e Renato Ferrantini, freelance e autore della mostra fotografica “Saharawi, oltre l’attesa”

Boccate di ossigeno, direi, per gli oltre 170mila saharawi ancora nei campi profughi dove sopravvivono in condizioni difficili. Con l’unico sostegno effettivo dell’Algeria. Mentre nella loro terra si mantiene (ormai da 17 anni) l’equivoco del cosiddetto “piano di autonomia” del Marocco. Una forma per quanto subdola di colonialismo.

Sembra invece destinata ad alimentare dubbi e perplessità la decisione del Consiglio di sicurezza dell’Onu in merito alla missione Minurso il cui mandato scadeva alla fine di ottobre.

Decidendo di rinnovarla per un altro anno (fino al 31 ottobre 2025), si è forse voluto rimandare una scelta definitiva tra le due opzioni formulate da Staffen de Mistura (inviato del segretario generale dell’Onu): la spartizione del Sahara occidentale in base agli accordi del 1975 tra Marocco e Mauritania, oppure il piano di autonomia formulato da Rabat nel 2007.

Senza dimenticare la recente adesione del presidente francese Macron al “piano di autonomia” di Rabat. Per una soluzione politica del conflitto, ma a tutto vantaggio del Marocco e a spese dei saharawi.

Gianni Sartori

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