#Americhe #Popoli – BRASILE: CONDANNATI GLI ASSASSINI DI MARIELLE FRANCO – di Gianni Sartori

Quel giorno, il 14 marzo 2018, cadeva di mercoledì.

Marielle Franco, consigliera municipale a Rio de Janeiro del PSOL (Partido Socialismo e Liberdade, separatosi dal Partido dos Trabalhadores nel 2004 su posizioni radicalmente anti-capitaliste) e il suo autista Anderson Pedro Gomez, venivano brutalmente assassinati in pieno centro.

Marielle era stata eletta nel 2016 con la Mudar Coalition, formata da PSOL e PCB (Partido Comunista Brasileiro).

Militante femminista e per i diritti umani, da sempre in prima linea in difesa delle donne e contro le violenze della polizia alimentate dalla politica di destra, repressiva e razzista, di occupazione militare dell’allora presidente Michel Temer (di destra).

Nei giorni immediatamente precedenti, a seguito di una riunione nella notte del 15 e 6 marzo tra Temer, i ministri e il governatore Pezão, venne presa la decisione di ricorrere all’intervento militare. Ufficialmente per il gran numero di rapine, aggressioni e saccheggi che avevano turbato le settimane del carnevale carioca. Anche se sulla drastica decisione dovevano aver  pesato le proteste dell’inizio dell’anno per l’approvazione della riforma previdenziale

Così il 16 marzo centinaia di soldati occupavano i punti strategici di Rio de Janeiro (in particolare le favelas e i quartieri popolari) senza che i cittadini fossero a conoscenza dei protocolli e delle regole d’ingaggio che si stavano applicando.

Si trattava di una misura di ben più ampia portata della normale Garantia da Lei e da Ordem.

In pratica il governo federale veniva ad assumere il controllo del Ministero della sicurezza pubblica, della Polizia Civile e Militare, dei pompieri e dell’Amministrazione penitenziaria dello Stato di Rio de Janeiro.

Con due governatori: il generale Walter Braga Netto, designato dal presidente Temer a presiedere la sicurezza pubblica, la polizia e la lotta al crimine. Mentre al governatore eletto Luiz Fernando Pezão rimaneva il compito di occuparsi di educazione, sanità e finanze. Una misura mai entrata in vigore dalla Costituzione del Brasile del 1988.

Da subito i sospetti del duplice omicidio puntarono sulla Polizia Militare (PM) che da un paio di giorni teneva la città sotto ferreo controllo.

Il 10 marzo Marielle Franco aveva denunciato l’assassinio da parte del 41° battaglione della PM (soprannominato il “Battaglione della morte”) di due giovani i cui corpi erano stati gettati in una discarica. Non certo il primo caso di “esecuzione extragiudiziale” operata dal 41°.

Così anche il 13 marzo aveva denunciato un’altra uccisone attribuita alla PM. Quella di Matheus Melo (23 anni), avvenuta nella favela di Jacarezinho.

Già il giorno successivo alla sua morte oltre 50mila persone avevano occupato per protesta le strade della città. Altre 30mila manifestavano a Sao Paulo e migliaia e migliaia nelle altre grandi città brasiliane.

Il 31 ottobre 2024 l’assassino Ronnie Lessa e il suo complice Elcio de Queiroz (due ex membri della PM arrestati nel 2019) sono stati condannati rispettivamente a 78 e 29 anni di prigione.

L’anno scorso, dopo aver sempre negato le loro responsabilità, avevano ammesso il fatto e iniziato a collaborare con gli inquirenti (per questo si presume che le loro pene verranno ridotte).

In attesa del processo davanti alla Corte Suprema ai presunti mandanti, i fratelli Brazão, rispettivamente deputato e consigliere della Corte dei Conti di Rio.

Gianni Sartori

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