#Diritti #Donne – IRAN: VITTIMA DI MATRIMONIO FORZATO E MALTRATTAMENTI, UN’ALTRA DONNA STA PER ESSERE IMPICCATA – di Gianni Sartori

fonte immagine Twitter Iran Human Rights

Al momento di scrivere (nove di mattina del 13 dicembre) non è ancora dato di saper se la prevista esecuzione di Samira Sabzian sia stata eseguita.

Condannata a morte in base al principio della “Qisas” (volgarmente: legge del taglione) per l’uccisone del marito, Samira è in carcere da dieci anni.

Vittima – a quindici anni – di matrimonio forzato (oltre che di violenze domestiche), madre di due figli, il suo nome andrebbe ad aggiungersi alle almeno 17 donne (quelle di cui si è venuti a conoscenza, ma la cifra è sicuramente al ribasso) giustiziate nel 2023. Più di quelle – 16 accertate – del 2022.

Per il Codice penale islamico gli accusati di “omicidio intenzionale” sono sottoposti alla Qisas, di fatto indipendentemente dalle intenzioni o dalle circostanze in cui l’uccisione è avvenuta.

A questo punto i parenti della vittima possono scegliere tra tre possibilità: richiedere l’effettiva esecuzione del condannato, il “dieh” (ottenere una somma denaro in cambio del sangue versato) o concedere il perdono. In questo caso i nonni dei figli di Samira hanno chiesto che venisse impiccata.

Stando a quanto riportava Iran Human Rights, ieri la donna è stata trasferita in isolamento nel carcere di Gharchak a Varamin (provincia di Téhéran).

Sperando nel perdono dei familiari del marito Samira aveva rinunciato a vedere i due figli (attualmente di 17 e dieci anni) per tutto il tempo della sua detenzione nel braccio della morte (dieci anni). Invano a quanto pare.

Gianni Sartori

#Kurdistan #Palestina – PALESTINESI SCACCIATI DEFINITIVAMENTE DA GAZA E TRAFERITI IN ROJAVA COME COLONI? – di Gianni Sartori

proteste contro il progetto turco a Afrin – fonte immagine ANF

I PALESTINESI SFOLLATI DA GAZA USATI PER LA SOSTITUZIONE ETNICA IN ROJAVA ? OGGETTIVAMENTE – ALMENO IN QUESTO CASO – GLI INTERESSI ISRAELIANI E TURCHI SEMBRANO POTER CONVERGERE

Recentemente, a Doha, il Ministro giordano degli Esteri Ayman Al Safadi aveva denunciato lo “sforzo sistematico di Israele di svuotare Gaza della sua gente”.

E quasi tutti avevano pensato al Sinai come destinazione dei palestinesi sfollati dalla Striscia (Egitto permettendo ovviamente).

Tale eventualità veniva poi smentita da Eylon Levy (portavoce di Netanyahu) definendola “ scandalosa e falsa”.

Israele, sosteneva, si sarebbe limitata (?!?) a “incoraggiare la popolazione di Gaza a lasciare le principali aree di combattimento, ma non la Striscia stessa”. Bontà sua!

Ma già il 2 dicembre sul giornale Defence & Foreign Affairs era stato pubblicato un rapporto speciale su un “progetto Hamas – Qatar – Turchia” che prevedeva il trasferimento di 250mila palestinesi nelle zone curde del Rojava (e in misura minore anche nella parte di Cipro occupata dalla Turchia). Rapporto definito “confidenziale”, ma comunque basato su “fonti di alto livello”.

Esistono dei precedenti. Già da tempo i curdi denunciavano che nelle zone del nord della Siria occupate militarmente da Ankara venivano costruiti insediamenti per trasferirvi coloni. In genere arabi sunniti (presumibilmente jihadisti con le loro famiglie) di origine siriana, ma anche qualche migliaio di palestinesi (in particolare nel cantone di Afrin occupato dal marzo 2018).

In sostanza il progetto di Erdogan sarebbe quello di trasformare i profughi palestinesi in coloni per modificare la composizione demografica del Rojava.

Un vero colpo da maestro. Strumentalizzare un popolo oppresso e martoriato contro un altro nelle medesime condizioni.

Gianni Sartori