#Asia #India – UN DICEMBRE DI SANGUE A CAUSA DEGLI SCONTRI TRA ESERCITO E GUERRIGLIA MAOISTA – di Gianni Sartori

Se pur a “bassa intensità” (relativamente bassa comunque) non sembra destinato a placarsi tanto presto il conflitto tra governo indiano e insorti maoisti. Con tutte le implicazioni legate alla questione dello sfruttamento nei territori tribali.

Tra le varie azioni dirette compiute in questi giorni dalla guerriglia maoista dopo l’appello del 22 dicembre alla Sciopero generale contro la repressione, la più eclatante è stata il sabotaggio della linea ferroviaria Howrah-Mumbai.

Quasi contemporaneamente due paramilitari di Special Operation Group (integrato nella Polizia di Stato dell’Odisha) venivano feriti dall’esplosione di un ordigno artigianale nella foresta del distretto di Kadhamal. Potrebbe invece essere rimasto vittima di un incidente (l’ordigno che stava trasportando sarebbe esploso anzitempo) il militante maoista rimasto ferito (e forse poi deceduto) nei pressi di Boikera. 

Circa una settimana prima (il 17 dicembre) un sottufficiale della CRPF (Central Reserve Police Force, la principale forza paramilitare anti-guerriglia indiana) veniva ucciso dai maoisti mentre un paramilitare risultava ferito.  Lo scontro a fuoco si era svolto vicino al villaggio di Ursangal (distretto di Sukma, Stato di Chhattisgarh) dove un distaccamento del 165° battaglione della CRPF era impegnato in una operazione di contro-guerriglia.

Un paio di giorni prima (durante un’operazione congiunta tra la forza Hawk e la polizia dello Stato del Madhya Pradesh) nella foresta di Khamkodadar cadeva sotto i colpi dei soldati il venticinquenne Madkam Hidma (Chaitu). Sul militante maoista da tempo ricercato pendeva una taglia di 14 milioni di rupie. 

Al contrario il 13 dicembre era toccato a un altro paramilitare (esponente delle CAF, Forze Armate del Chhattisgarh) perdere la vita per un ordigno artigianale (IED) fatto esplodere dai miliziani maoisti nel distretto di Narayanpur.

Si tratta di un’area in cui operano alcune compagnie minerarie e i soldati ne stavano riprendendo il controllo.

L’11 dicembre, in circostanze analoghe (ancora l’esplosione di uno IED), due militari dei COBRA (unità d’élite della CRPF) erano rimasti gravemente feriti a Salatong, un villaggio nel distretto di Sukma (Chhattisgarh).

Il corpo speciale era incaricato di mettere in sicurezza i lavori di costruzione di una strada che dovrebbe attraversare i territori tribali.

Il mese era iniziato il 6 dicembre con l’arresto nel distretto di Gadchiroli (Stato del Maharashtra) di un militante maoista in una operazione congiunta dei commando C-80 e dei paramilitari della CRPF.

Pare che anche sul trentaduenne Mahendra Kishtayya Veladi, originario del Chhattisgarh, pendesse una cospicua taglia.

Gianni Sartori

#Palestine #Speculazioni – GLI AFFARI SONO AFFARI – di Gianni Sartori

fonte immagine https://facta.news (che ha verificato l’autenticità della notizia)

MENTRE ANCORA SI COMBATTE, LE IMPRESE IMMOBILIARI ISRAELIANE STANNO GIA’ PROGETTANDO NUOVI INSEDIAMENTI A GAZA

Niente di strano. Ricostruire – in base ad altre esigenze e parametri, sostanzialmente quelli del profitto – dopo aver distrutto (in genere sempre per il profitto, oltre che per svuotare e rinnovare gli arsenali) è una costante. Pare che il progetto per una ricostruzione integrale di Beirut fosse già nei cassetti parecchio tempo prima dello scoppio della guerra civile (condita da invasioni varie, da Israele alla Siria) degli anni settanta e ottanta.

E per l’Ucraina  ruspe e cantieri sono in procinto di avviare i motori.

Quindi quanto potrebbe in futuro accadere in quel di Gaza non rappresenta una novità. Resta nella norma della prassi in zone di conflitto. 

Stando a quanto denunciato da Marc Vandepitte, l’impresa immobiliare Harey Zahav, già nota per aver costruito insediamenti per i coloni in Cisgiordania, avrebbe annunciato un nuovo progetto per Gaza. Dopo il definitivo allontanamento (o l’eliminazione) dei palestinesi ovviamente. Proprio come auspica l’estrema destra israeliana che ormai non tenta nemmeno più di mascherare la vocazione alla pulizia etnic . Vedi il caso limite di David Azoula.

Il presidente del consiglio di Metula ha dichiarato apertamente quanto altri nel governo israeliano forse si limitano solo a pensare. Ossia ridurre la Striscia a un territorio completamente “svuotato e devastato”. Arrivando a un osceno paragone con Auschwitz.

L’impresa immobiliare intenderebbe costruire abitazioni familiari nella zona costiera di Gaza. Nel suo annuncio si può leggere: “Svegliati, una casa sulla spiaggia non è un sogno”. Già circolano bozzetti illustrativi su dove e come sorgeranno tali  insediamenti. Anche con i loro nomi: Maale Atzmona, Oren e Neve Katif (con un esplicito richiamo agli insediamenti preesistenti).

Avendo evidentemente perso ormai ogni freno inibitore, la società immobiliare dichiara di operare al fine di “preparare il rientro a Gush Katif (…) riabilitare la regione, ripulire dalle macerie e allontanare gli abitanti (riferendosi evidentemente ai palestinesi .nda ) sperando che in breve tempo i sequestrati e i nostri soldati torneranno alle loro case. Così da poter avviare la costruzione in tutta l’area di Gush Katif…”.

Per chi non lo sapesse Gush Katif costituiva un blocco di insediamenti israeliani costruito nella Striscia di Gaza all’inizio degli anni settanta da cui gli abitanti vennero obbligato ad andarsene nel 2005.

Se per gli israeliani tale progetto sembra riecheggiare quello della Grande Israele (dal mare al Giordano, vedi le due strisce azzurre sulla bandiera), per i palestinesi è inevitabile riandare con la memoria, per analogia, a quanto avvenne con la Nakba. Quando oltre cinquecento tra cittadine e villaggi palestinesi vennero rasi al suolo e 750mila palestinesi costretti ad abbandonare le loro terre.

Nel frattempo, in attesa dell’arrivo di ruspe e betoniere, procede alacremente l’operato di droni, aerei, blindati e truppe di terre.

Stando alle fonti di Hamas, i morti palestinesi dal 7 ottobre sarebbero ormai oltre ventimila, più di cinquantamila i feriti.

Invece, secondo fonti militari israeliane, sarebbero più di 150 i soldati caduti nella Striscia dall’inizio delle operazioni (27 ottobre).

Gianni Sartori

Segnalazione:

Riporto per dovere di cronaca.
In un secondo tempo (e solo dopo che la notizia aveva suscitato scandalo) il proprietario dell’agenzia immobiliare ha dichiarato che in realtà si trattava “soltanto di uno scherzo” (?!?).

In quanto non può prendere tali decisioni che spettano al governo, ma che in ogni caso la sua azienda si candida all’eventuale ricostruzione di insediamenti nella Striscia.

GS