
Avevo conosciuto Laura Corradi alla fine del secolo scorso a Bassano dove il Centro sociale (occupato, poi demolito) “Stella Rossa” aveva organizzato un incontro con alcuni esponenti del MOVE, il movimento afro-statunitense che si batteva per l’autodeterminazione della comunità nera e per la liberazione di Mumia Abu-Jamal.
A Philadelphia il MOVE era stato pesantemente represso in varie occasioni negli anni settanta e ottanta. A fucilate e addirittura con qualche bomba sganciata dall’elicottero. Tra le vittime del 13 maggio 1985 anche dei bambini: Tomaso e Netta.
A Bassano Laura si era occupata brillantemente di tradurre gli interventi dei militanti afro-statunitensi (Sue Africa e Ramona Africa).
Ci eravamo poi rivisti dopo i fatti incresciosi di Genova 2001 quando entrambi (come centinaia, migliaia di altri manifestanti) avevamo dovuto fare i conti con gli effetti collaterali derivati dall’aver inalato nostro malgrado i gas CS (proibiti dalla Convenzione di Ginevra in teoria). Entrambi ci eravamo affidati all’ottimo avvocato Canestrini (il figlio) di Rovereto.
Poi ancora a Venezia per un incontro con Vandava Shiva e Massimo Cacciari sugli OGM (contro ovviamente).
In seguito come capita sovente ci si era persi di vista.
La “ritrovo” ora nel comunicato (in castigliano) di una associazione a sostegno dei Curdi: “Accademica italiana exige “libertà para Öcalan”.
Professoressa associata del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell’Università di Calabria Laura ha voluto esprimere con determinazione il suo sostegno alla campagna internazionale “Libertà per Abdullah Öcalan, soluzione politica alla questione curda”.
Come dovrebbe essere ormai a conoscenza di compagni, democratici, antifascisti, ambientalisti, difensori dei Diritti Umani e del Diritto dei Popoli…la campagna è stata avviata simultaneamente il 10 ottobre in oltre cento località del pianeta. Coinvolgendo partiti politici, comunità, sindacati, associazioni, intellettuali…oltre naturalmente a milioni di curdi e a migliaia di solidali.
Con una precisa richiesta: la possibilità per il “Mandela curdo” di prendere parte a colloqui (dialoghi, trattative…) per una soluzione politica “giusta e democratica” all’ormai secolare e dolorosa questione che divide il popolo curdo dalla Turchia.
Va anche detto che Laura Corradi sembra piuttosto preoccupata. Oltre a stigmatizzare la detenzione di Abdullah Öcalan come “crudele” e una evidente “prova della paura del regime turco”, non nasconde la sua preoccupazione in quanto “sfortunatamente, non abbiamo prove che dopo 30 mesi di isolamento totale Öcalan sia ancora vivo”. Un timore che – purtroppo – ammetto di condividere.
Gianni Sartori
