#Kurds #Attentati – 14 LUGLIO: NUOVO ATTACCO FASCISTA CONTRO UNA SEDE DI HDP – di Gianni Sartori

Purtroppo il materiale umano non manca e non mancherà. Soprattutto in quest’epoca di sovrappopolazione, scarsità di risorse, pandemie, surriscaldamento, ritmi stressanti a cui non tutti sanno o possono adeguarsi e inevitabili conseguenze (frustrazioni, rabbia, ossessioni e manie persecutorie…). Dico questo per “carità cristiana”.

Può anche darsi che il fascista autore dell’attacco armato contro una sede dell’HDP (a un mese dall’assassinio di Deniz Poyraz a Izmir) a Mugla (Marmaris) sia effettivamente – poco o tanto – fuori di testa (uno “squilibrato” lo hanno definito al momento dell’arresto). Del resto non vedo l’incompatibilità.

In passato, nel 2018, A.T.D. (del giovane, 28 anni, al momento si conoscono solo le iniziali) si era limitato a sfondare le vetrine di un’altra sede di HDP. Gesto per cui venne amorevolmente ricoverato in psichiatria e curato (ma forse non adeguatamente).

Detto questo – e fatta la tara sul “caso umano” in questione – resta tutta intera la responsabilità, morale e politica, di un partito al governo (l’AKP di Erdogan che ha ordinato la chiusura di HDP) responsabile di una vera e propria campagna di odio razzista contro il popolo curdo.

Senza ovviamente dimenticare le altrettanto gravi responsabilità del partito fascista MPH, alleato di AKP.

Fortunatamente in quel momento il locale era vuoto, altrimenti – dopo Deniz – ci saremmo ritrovati a piangere per un’altra vittima innocente.

Ogni volta che accadono episodi simili (azioni individuali contro oppositori, non solo curdi, inermi) – sia che l’operazione vada in porto, sia che fallisca – i responsabili politici turchi evocano “provocazioni” o parlano di “atti compiuti da qualche squilibrato”. Mascherando poco elegantemente il clima di odio anticurdo che hanno alimentato con le loro dichiarazioni. Ben sapendo che avrebbe dato i frutti sperati.

Solo qualche giorno prima, parlando a Diyarbakir, Erdogan si era scagliato con l’ormai abituale protervia contro i curdi e l’HDP definendoli “terroristi” e mettendoli quindi nel mirino di fascisti e islamisti. I quali, ben sapendo di godere di una sostanziale impunità, non mancheranno di agire in sintonia con le richieste (più o meno sottintese) di Erdogan. Magari per essere poi scaricati, come da manuale (vedi l’autore del triplice assassino di tre femministe curde a Parigi). Oppure, se sono fortunati, finire in clinica. In attesa di essere nuovamente manipolati e riutilizzati.

 

Gianni Sartori

#India #Farmers – INDIA: LA LOTTA CONTINUA – di Gianni Sartori

Qualche mese fa avevano suscitato scalpore e risonanza mediatica le marce di protesta contro la deregulation dei contadini indiani. In gennaio erano arrivati a occupare il “Forte Rosso” a New Delhi mettendo in fuga le forze di polizia.

Ma ormai – dimenticati i titoloni alla fine dell’anno scorso e all’inizio di questo – se ne parla sempre meno. Tuttavia in India molte questione rimangono irrisolte.

Oltre alla morte – vergognosa, per mancanza di cure –  in carcere di anziani dissidenti, il governo attuale si rende responsabile di una dura, estesa repressione. Soprattutto contro adivasi, contadini e dalit.

Incontrando peraltro una  certa variegata resistenza.

All’inizio di luglio la guerriglia maoista ha attaccato alcuni impianti minerari nel distretto di Narayanpur (stato del Chhattisgarh). Sono stati dati alle fiamme una mezza dozzina di veicoli adibiti alla costruzione di strade da utilizzare per il trasporto del materiale (minerali di ferro) estratto. Gli impianti – non ancora in attività – apparterebbero a JNIL (Jayaswal Neco Industries Limited). Sul luogo si era svolto anche un intenso scambio di colpi tra naxaliti e forze militari prontamente accorse.

Altro scontro a fuoco tra forze di sicurezza e guerriglieri il giorno 10 luglio a Gochapada (stato dell’Odisha). Due membri delle SOG (le unità speciali dei paramilitari antiguerriglia CRPF) sono rimasti feriti e quindi evacuati con l’elicottero.

Ma, sempre il 10 luglio, anche i contadini si sono scontrati – e duramente – con la polizia a Yamuna Nagar (Haryana) dopo aver tentato di interferire, partecipandovi, con una riunione del Consiglio Mool Chand Sharma.

I manifestanti volevano forzare con i loro trattori le barricate erette dalle forze di sicurezza intorno alla sede della riunione.

In sostanza, nonostante la pandemia e la scarsa informazione in proposito, le lotte dei contadini indiani contro la deregulation dei mercati agricoli sono continuate anche in questi mesi. Sia nella capitale che in vari stati del Paese. 

Come forse si ricorderà, dopo le dure lotte dell’inizio dell’anno il governo centrale aveva – ma solo provvisoriamente – sospeso l’applicazione delle nuove leggi agricole.

 

 

Gianni Sartori