#EuskalHerria #PrigionieriPolitici – 10 luglio 2021, una Marcia per la loro liberazione – fonte Artisans de la Paix

Il tempo stringe ! Orain presoak!

10 luglio 2021: Marcia di 31 km tra Bayonne e St Jean de Luz.

Sono passati 31 anni dall’arresto di Unai Parot, Jon Parot, Frédéric “Xistor” Haramboure e Jakes Esnal, nell’aprile 1990. I quattro prigionieri hanno iniziato il loro 32° anno di privazione della libertà l’8 aprile scorso. Frédéric “Xistor” Haramboure, da parte sua, ha ottenuto un'”autorizzazione alla detenzione domiciliare con un braccialetto elettronico” dal 24 novembre 2020.

Nonostante i punti di vista differenti sulla lettura del passato, il rilascio di questi attivisti è diventato un vero problema per il territorio. Un passaggio essenziale.

Un passo da compiere perché il processo di pace avviato il 17 ottobre 2011 a Donostia deve essere rafforzato e perpetuato! Sono passati quasi 10 anni. Tuttavia, ci troviamo in un contesto giuridico, sociale e politico sfavorevole, incentrato sulla sicurezza totale a livello francese, che ci preoccupa profondamente.

31 anni, 31 km! Tanti chilometri da percorrere quanti sono stati gli anni di carcere! Questa marcia, ricordiamolo, si svolge dopo la salita di una dozzina di vette (mille partecipanti), a Soule, Basse-Navarra e Labourd, l’8 maggio.

Il 10 luglio, dunque, partenza da Bayonne alle ore 8:00. I partecipanti passeranno per Anglet, Biarritz, Bidart e Getari. Arrivo previsto intorno alle 17:00, a Saint-Jean-de-Luz, con discorso finale nel centro della città. La Marcia passerà principalmente sul bordo della costa. Dalla prossima settimana sarà istituito un sistema di registrazione per valutare il numero di partecipanti e saranno disponibili anche tutti i dettagli tecnici.

fonte: Artisans de la Paix

#Palestina #Repressione – MONA EL-KURD RITORNA IN LIBERTA’, IL FRATELLO RIMANE IN CARCERE – di Gianni Sartori

I militanti palestinesi ventitreenni Mona el-Kurd e il fratello gemello Mohammed el-Kurd non sono certo degli sconosciuti. Non solo per il nome che rimanda – fatalmente – alla sostanziale comunanza di destino tra due popoli oppressi. Il palestinese e il curdo, anche se momentaneamente, parzialmente e forzatamente, situati in schieramenti quasi contrapposti (o almeno così appare a chi ragiona solo in termini di geopolitica).
 
Ma soprattutto per l’intensa, quotidiana campagna sulle reti sociali (sia in arabo che in inglese, con circa 550mila abbonati su Istagram) allo scopo di rendere edotta l’opinione pubblica sulle espulsioni forzate (deportazioni è troppo? Ma sicuramente “sfratti” non rende l’idea) di famiglie palestinesi dai loro quartieri (in particolare Cheikh Jarrah) situati nelle zone di Gerusalemme annesse dallo Stato di Israele. Domenica scorsa Mona el-Kurd era stata arrestata dalla polizia israeliana per “turbamento dell’ordine pubblico”. Al momento della sua scarcerazione il 9 giugno (mentre il fratello rimaneva in carcere) un gran numero di manifestanti solidali si erano radunati per festeggiarla, ma venivano dispersi a colpi di granate lacrimogene e di granate assordanti. I palestinesi reagivano ed erano scoppiati scontri.
 
Altri scontri – di maggior intensità – erano avvenuti il giorno 4 nei pressi del monte Sabih (vicino a Beita, a sud di Nablus) dopo che l’esercito israeliano aveva cercato di disperdere una manifestazioni contro gli insediamenti. Qui, da alcuni mesi, i coloni israeliani hanno posizionato abitazioni mobili per creare i presupposti di un nuovo, l’ennesimo, insediamento. I militari hanno aperto il fuoco con pallottole in metallo ricoperte di gomma e con granate lacrimogene. La Croce-Rossa palestinese è intervenuta per curare almeno una decina di persone ferite (tra cui una molto gravemente, al collo) e altre decine con sintomi di asfissia per l’inalazione di gas lacrimogeni (presumibilmente CS).
 
 
Gianni Sartori