#Ireland #Repressione – GLI ANTIFASCISTI DI BELFAST SOTTO OSSERVAZIONE – di Gianni Sartori

I fatti risalgono a luglio, nel quartiere di Fountain Street (non lontano da Divis street, nota area repubblicana) a Belfast. Alcuni militanti di estrema destra (appartenenti al Partito irlandese della libertà) avevano iniziato a distribuire volantini e opuscoli a carattere razzista ai passanti, ma venivano celermente scacciati da un gruppo di repubblicani antifascisti, tra cui alcuni esponenti dell’IRSP. Lo stand dei razzisti veniva divelto e il materiale propagandistico gettato via. Qualche giorno fa la PSNI (Polizia dell’Irlanda del Nord) si è recata presso le abitazioni di cinque o sei militanti dell’IRSP (Irish Republican Socialist Party, organizzazione repubblicana che ha rinunciato alla lotta armata, ma critica sugli accordi tra SinnFein e Londra) accusandoli di essere i principali responsabili dell’episodio e minacciandoli di denuncia. Inoltre altri esponenti dell’IRSP sono stati interrogati sulla vicenda. A detta di alcune associazioni antifasciste di Belfast questo episodio sarebbe una conferma della “prossimità” tra estrema destra razzista e PSNI. Sempre a Belfast, in luglio, c’era stato il tentativo di accusare e condannare gli organizzatori di una manifestazione di solidarietà con Black Lives Matter.
 
Episodi del genere non sono mancati nemmeno nella Repubblica. L’anno scorso a Dublino – dove il movimento razzista Pegida aveva organizzato una marcia anti-rifugiati – c’era stata la forte mobilitazione congiunta di repubblicani e sinistra irlandese.
 
Paradossale in quella circostanza dover assistere alla collaborazione tra un’organizzazione irlandese (l’Identity Ireland di Peter O’Loughlin) con l’estrema destra inglese (la English Defence League di Tommy Robinson). Paradossale sapendo di quanto razzismo anti-irlandese sia impregnata, storicamente, l’estrema destra britannica.
 
Un precedente piuttosto preoccupante in quanto non si assisteva a nulla del genere dall’epoca delle Camicie blu. L’organizzazione dichiaratamente fascista e antisemita degli anni trenta si ispirava alle Camicie nere e alle Camicie brune trovando qualche adesione negli strati popolari irlandesi (un esempio da manuale di “mobilitazione reazionaria delle masse”).
 
 
Gianni Sartori

#Repressione #ArabiaSaudita – REPRESSIONE CONTRO LE DONNE IN ARABIA SAUDITA – di Gianni Sartori

Il 28 dicembre una corte anti-terrorimo saudita ha condannato a cinque anni e otto mesi di carcere la femminista e militante dei diritti umani Loujain Al-Hathloul.
 
La giovane (31 anni) è stata riconosciuta “colpevole di intelligenza con stranieri” e di “attività proibite dalla legislazione contro il terrorismo”. Un verdetto – almeno apparentemente – più clemente di quanto ci si poteva aspettare, dato che il procuratore aveva richiesto addirittura venti anni di prigionia. La militante è in prigione dal 2018 e dovrebbe scontare ancora due anni e dieci mesi. Ma potrebbe – il condizionale è d’obbligo – tornare in libertà entro il mese di marzo per una parziale sospensione della pena.
 
In realtà il tribunale deve aver fatto ricorso ad un espediente giuridico per salvare almeno le apparenze di fronte alle crescenti proteste e pressioni internazionali (in particolare di Amnesty International) che richiedevano la scarcerazione di Loulajain.
 
Loujain Al-Hathloul era stata arrestata nel maggio 2018 – insieme ad altre attiviste – per aver rivendicato il diritto delle donne a guidare l’auto. In pratica, soltanto qualche settimana prima che tale proibizione venisse abolita (anche per le proteste delle stesse donne incriminate). Durante la detenzione la giovane è stata sottoposta a torture (con scariche elettriche), minacce di stupro e maltrattamenti (anche di tipo sessuale).
 
Alla militante imprigionata sono stati sistematicamente impediti i contatti con la famiglia e negata la possibilità di incontrare un avvocato. Per questo motivo aveva denunciato la sua grave situazione con due scioperi della fame.
 
Stando alle dichiarazioni della sorella Lina, uno dei suoi aguzzini sarebbe Saoud Al-Qahtani. Tale figuro – noto per i suoi legami con il principe ereditario – l’avrebbe minacciata – oltre che di stupro – di ridurla in pezzi e di gettarne i resti nelle fogne.
 
Anche dopo l’eventuale scarcerazione, a garanzia della parziale sospensione della pena, nei suoi confronti rimarranno in vigore sia la proibizione di recarsi all’estero per almeno cinque anni, sia il divieto di qualsiasi intervento politico per i prossimi tre anni.
 
 


Gianni Sartori