
ARARAT IN CAMBIO DI ERDEMIR?
 (Gianni Sartori)
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 “Ciao Gianni, sono d’accordo sul pezzo, l’unica cosa che bisogna sottolineare di piĂą, marcatamente, è chi lo sta chiudendo, quello, non si capisce esattamente. La denuncia secondo me non si deve fermare sul concetto, perchĂ© si chiude , ma chi è il diretto responsabile della chiusura… (fare anche una velata denuncia chiedendosi se dietro tutto ciò, possa essere anche una richiesta malcelata delle autoritĂ turche, accettate come sempre dalla debole posizione del governo italiano….)     A presto”.
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Così mi scriveva, dopo aver letto l’appello “GiĂą le mani da Ararat” un amico che, per ragioni storiche di famiglia, conosce bene la protervia dei governi turchi nei confronti di curdi e armeni.
Effettivamente, verificavo, dietro la richiesta di sgombero di ARARAT c’era il Comune di Roma in qualitĂ di esecutore delle politiche renziane. Una conferma dell’intenzione di riprendersi tutti gli spazi pubblici autogestiti per poi, eventualmente, riassegnarli attraverso un bando. Una scelta chiaramente punitiva (con l’intento di far loro chiudere i battenti) nei confronti di quelle associazioni che avevano restaurato e ristrutturato, salvandoli dal degrado, spazi abbandonati dall’incuria istituzionale e privata, restituendoli alla collettivitĂ .
Ma forse nel caso di ARARAT c’è anche di peggio.
 Coincidenza, proprio in quei giorni emergeva l’alleanza strategica tra la turca Erdemir, Marcegaglia e Arvedi (affiancati dalla Cassa Depositi e Prestiti) per il salvataggio dell’acciaieria ILVA di Taranto, in vista della scadenza del 23 maggio per la presentazione di offerte vincolanti. Un’alleanza vista con favore dal governo italiano che sembra aver ormai rinunciato all’ipotesi di una cordata tutta italiana a favore di Erdemir, primo produttore di acciaio in Turchia (45° posto nella graduatoria mondiale) con un patrimonio di oltre sei miliardi di euro. Definita “societĂ integrata con una struttura che va dall’estrazione alla produzione di acciaio con siti produttivi a caldo e a freddo”, Erdemir è giĂ fornitore di Marcegaglia a cui spetterebbe il compito di completare la cordata (con Arvedi e Cassa Depositi e Prestiti).
I tempi coincidono: la visita di Erdemir all’ILVA di Taranto risale al 22 marzo, lo stesso giorno della lettera di Tronca con la richiesta di sgombero (l’ultimatum di dieci giorni scadeva il 2 aprile).
Non si può quindi escludere che in cambio di un eventuale salvataggio dell’ILVA, Ankara abbia chiesto al servizievole governo Renzi di tappare la bocca ad ARARAT, una voce dissidente ancora in grado di denunciare i crimini contro l’umanitĂ della Turchia.
Gianni Sartori
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