1978, SANGUE PER LE STRADE DI BARCELONA – di Alberto Schiatti

NI OBLIDEM, NI PERDONEM……….  EL MILLOR HOMENATGE, LA VICTORIA !!!

Chiunque si è recato negli ultimi anni a Barcelona in occasione della Diada avrà assistito a una enorme festa di popolo, con famiglie intere, giovani, anziani, insomma tutto un popolo che scende nelle strade con allegria e gioia, cantando e suonando, ponendo quindi la propria richiesta di autodeterminazione in un ambito assolutamente pacifico. E non si sono mai verificati incidenti di nessun genere fra manifestanti e le forze di polizia presenti.

Ma non è sempre stato così: nel passato durante la Diada il sangue è corso sui marciapiedi delle vie della capitale catalana, il sangue ad esempio di Gustau Munoz, un ragazzo di 16 anni che manifestava a favore di un cambio istituzionale e sociale.

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Per meglio inquadrare i fatti, torniamo al 1978, in quel processo politico di “transizione” fra la dittatura franchista e il nuovo assetto democratico dello Stato spagnolo. Un processo che oggi viene sempre più considerato dalla parte più impegnata dell’indipendentismo catalano e basco come una “grande illusione”: in effetti, basterebbe considerare come i quadri politici ed amministrativi dello Stato fossero ancora zeppi di personaggi coinvolti con l’assetto franchista. Ovviamente questo si riscontrava in modo ancora maggiore fra le Forze Armate e gli organismi di Polizia, non essendoci stato quasi nessun ricambio di organici.

E tutto questo anche grazie alla accettazione silenziosa della maggior parte della cittadinanza spagnola, consapevole che occorreva dare un taglio al passato ma che tale taglio non dovesse essere troppo traumatico, per non rispolverare scenari di guerra civile.

In questa situazione, prendevano sempre più piede le rivendicazioni di chi chiedeva l’autodeterminazione dei vari popoli che abitavano la penisola iberica, soprattutto Baschi e Catalani. A ciò si univa la protesta per la situazione di carattere economico-sociale, che vedeva passare la Spagna da paese di grande latifondo agricolo a realtà di emergente economia di carattere industriale, ma senza cambiamenti di fondo per le classi più disagiate.

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Mentre in Euskal Herria tutto ciò avrebbe dato ancor più stimolo all’attività di ETA, in Catalunya si svolgevano manifestazioni di piazza sempre più partecipate e represse, nonchè alla nascita del movimento armato di Terra Lliure.

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Ed è proprio in una di queste manifestazioni, quella svoltasi l’11 settembre 1978 in occasione della Diada, che vi furono duri scontri con la Polizia nelle vie del centro di Barcelona. Per impedire ai manifestanti di arrivare al Palau de la Generalitat, la Polizia sbarrò le vie di accesso e si accesero furibonde mischie a colpi di bottiglie molotov e lancio di lacrimogeni. E in Calle Ferran dei colpi di arma da fuoco abbatterono Gustau, un giovane nato a Sevilla appassionato di alpinismo e politica, che svolgeva la sua attività nell’ambito delle formazioni giovanili marxiste catalane. Pare che a sparare furono alcuni agenti in borghese della Policia Armada spagnola. Il ragazzo, che già in altre manifestazioni era stato ricoverato in ospedale a causa di una pallottola di gomma esplosa dalla Polizia, morì in un lago di sangue, nonostante fosse soccorso da un medico di passaggio e anche a causa del notevole ritardo con il quale fu fatta intervenire un’ambulanza. Una fine tragica, ma anche l’inizio di un tentativo di depistaggio delle responsabilità, fatto di pressioni sul personale ospedaliero e sulla stampa. Anche la famiglia del povero Gustau subì fortissime pressioni, mirate a nascondere la verità dei fatti accaduti, pressioni che aumentarono in vista del funerale. Questo si svolse con tentativi evidenti di confondere tutti coloro che intendevano partecipare e infine con una dura repressione nei loro confronti. Nulla evidentemente era cambiato dal 1974, anno in cui si svolsero le esequie di Salvador Puig-Antich. Il regime era crollato, ma i sistemi rimanevano gli stessi.

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Purtroppo neppure negli anni successivi la famiglia ebbe un seppur minimo risarcimento da parte dello Stato, dopo una lunga sequela di perizie e controperizie, testimonianze e indagini. Nel 1983, l’Audencia Nacional, un organo centrale estremamente politicizzato, chiuse definitivamente il caso.

Quello di Gustau Munoz resta un caso non risolto, ma il suo ricordo è sempre vivo nelle formazioni, soprattutto giovanili, che hanno raccolto il suo testimone: tutti gli anni, in occasione della Diada, viene ricordato sul luogo della sua morte con canti, discorsi e omaggi floreali. E anche chi giunge da ogni parte d’Europa per partecipare alla Diada ha la possibilità di partecipare in modo commosso a questa cerimonia, prima di tuffarsi in un bagno di folla festante.

Alberto Schiatti

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