CATALUNYA, QUANDO UN SOGNO SI AVVERA …. – di Alberto Schiatti

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Sono passati alcuni giorni dal giorno in cui centinaia di migliaia di catalani sono scesi nelle piazze di cinque città per dimostrare il loro desiderio di libertà e di autodeterminazione.

Ed è a freddo che preferisco scrivere questa breve nota, in modo da superare il momento emotivo fortissimo che una giornata simile ti lascia dentro.

Essere in mezzo a una massa incredibile di persone, un Popolo intero, con tutte le sue componenti, sia ideologiche che sociali, che con allegria, gioia ma nello stesso tempo con determinazione assoluta si schiera a favore di cambio totale, di una nuova via da percorrere per vivere un futuro migliore, è un’esperienza che lascia il suo segno.

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Un Popolo che si raccoglie dietro a una Bandiera, con molte interpretazioni ma con un unico tema: l’Indipendenza.

Ed è stata un’emozione incredibile passare da Carrer Ferran, dove i giovani di Arran, di CUP e di altri movimenti radicali ricordano, insieme a giovani baschi,  un giovane martire caduto durante la Diada del 1978 alla sfilata in costumi storici dei Miquelets per le viuzze strette intorno alla Seu, per poi arrivare davanti ai monumenti dedicati a personaggi famosi della storia catalana, come Rafael Casanova ed il gen. Moragues, con gruppi di ogni genere che pongono omaggi floreali e intonano insieme Els Segadors.

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Ma a distanza di qualche giorno alcune riflessioni di carattere politico si fanno avanti: il senso di tutte questi avvenimenti è sicuramente un avvertimento a Madrid che il dado è tratto e che non si torna indietro. Ma l’avvertimento è anche per le forze politiche catalane indipendentiste che dallo scorso anno amministrano questa Terra: voi avete nella mani il nostro destino e noi siamo al vostro fianco, festosi ma decisi. La strada verso l’indipendenza sarà irta di ostacoli, creare una nuova realtà statuale sarà una faccenda complicata anche dai rapporti internazionali, ma il Popolo catalano non arretra. E non torna indietro anche nelle richieste politiche che accompagnano la volontà di indipendenza: una società più equilibrata, dove ogni cittadino abbia pari dignità, dove si creino opportunità di vita e di lavoro degne di un Paese avanzato e che facciano dimenticare l’appartenenza a uno Stato, quello spagnolo, dominato come sempre da elites socio-economiche. Una società più rispettosa nei confronti delle donne, delle minoranze di ogni genere. Un cambio totale, una rivoluzione pacifica ma evidente.

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Il segnale è stato molto chiaro e i dibattiti televisivi che hanno seguito la Diada hanno dimostrato che i politici l’hanno raccolto.

Ora la palla passa al mondo della politica, che deve fare la sua parte.

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Da parte nostra rimane solo un augurio, quello di essere a Barcelona il prossimo anno a festeggiare la costituzione della Repubblica Catalana, un risultato che darebbe il via a un effetto domino sia a livello di penisola iberica che a livello continentale.

E insieme a questo augurio, un’ulteriore riflessione: questa rivoluzione del sorriso catalana è stata possibile grazie all’impegno di fondazioni e di realtà culturali che hanno permesso di creare una fortissima base su cui si è innestata la proposta politica. Ecco, è giunto il momento che anche nella nostra Terra si faccia questo passo, lavorando sulla cultura, percorrendo anche nuove strade, stimolando gli amministratori locali, di qualsiasi parte politica, a riscoprire storia e lingua lombarda, non come contrapposizione a quella italiana, ma come ricchezza del territorio e della popolazione.

E dalla Lombardia guarderemo verso i fratelli catalani per cercare di emularli e di arrivare con un duro, ma determinato lavoro allo stesso risultato.

VISCA LA REPUBLICA CATALANA

 

Alberto Schiatti

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